Ho letto “Cielo nero” di Arnaldur Indriðason

Tacquero a lungo. Il vino italiano, un rosso toscano, era morbido e rotondo e lo assaporavano con piacere. Anche la musica in sottofondo era italiana, e così le pietanze che stavano aspettando. Solo il silenzio era tipicamente islandese.
Nella saga islandese del commissario Erlendur Sveinsson, questo è l’ottavo romanzo (2009), appena uscito da Guanda, e segue immediatamente Un doppio sospetto (2008). In entrambe le storie non compare Erlendur che si è preso un lungo periodo sabbatico per andare a caccia dei suoi fantasmi. Chi ha letto almeno un romanzo della serie, sa a cosa mi riferisco. Le indagini passano così agli altri elementi della triade investigativa, Elinborg nel primo caso, Sigurdur Oli in questa storia, in attesa del ritorno di Erlendur, che ogni tanto fa capolino in spirito, tanto per consentire ai due di domandarsi dove sia finito.
Se Erlendur è un tipo chiuso e solitario, Sigurdur lo è ancora di più. D’altra parte come si fa ad essere solari in un posto come l’Islanda? Si è appena staccato dalla moglie, soffre per l’ormai datata separazione dei genitori e non brilla neppure per la capacità di dialogare con i colleghi.
A lui si rivolge un amico di gioventù, involontariamente finito in un giro di scambisti e i cui cognati sono vittime di un ricatto. L’autrice, una certa Sigurlina, disinvolta segretaria di uno studio di commercialisti, chiede soldi in cambio della restituzione di certe foto compromettenti. Sigurdur Oli si incarica di parlare con la donna, ma proprio quando si reca a casa sua la trova agonizzante. Le indagini ovviamente si indirizzano in quel particolare mondo, ma l’agente non trascura nulla, soprattutto gli ambienti di lavoro di ciascuna delle persone coinvolte. La donna aggredita muore in ospedale senza aver ripreso conoscenza. E’ abbastanza facile per la polizia arrivare all’esecutore dell’aggressione, più complicato risalire a mandante e movente.
“Senti un po’! Le persone si incontrano e si separano senza che ci siano delle ragioni precise. Anche tra me e tuo padre è andata così.”
Intanto facciamo conoscenza più da vicino con la vita privata dell’investigatore e le sue fobìe familiari, mentre un paio di vicende marginali si intrecciano con la storia principale.
Sullo sfondo c’è la crisi economica del 2008, con la bancarotta del paese. Cielo nero è il termine con cui veniva spregiativamente indicata la Banca d’Islanda.
Alcuni dicono che se continua così andrà a finire male. La crescita inverosimile dell’economia islandese a cui abbiamo assistito in questi anni si basa quasi del tutto su prestiti stranieri, e adesso vari segnali lasciano pensare che presto questo incantesimo svanirà.
La ricattatrice Sigurlina aveva anche scoperto un giro di bancari infedeli che si arricchivano speculando, con denari non loro, sulla differenza tra i tassi di interesse. Sigurdur Oli ricostruisce tutto e risolve anche un altro mistero collegato alla scomparsa di un bancario durante un’escursione su un ghiacciaio.
Segreti d’alcova e denaro sono sempre due ottimi ingredienti per un poliziesco d’autore. I paesaggi inospitali dell’Islanda, ghiaccio e lava, insieme a squallidi e tristi luoghi metropolitani e a tormentate storie individuali, completano la miscela dirompente dei libri dello scrittore islandese. Che in questo caso sottolinea i prodromi della crisi economica che stiamo vivendo: l’Islanda c’è passata prima.
Il parlamento è ridicolo. E’ indietro di trent’anni rispetto a quello che succede nel paese….. I ministri gestiscono il potere e coprono le eventuali pecche, adulano i vichinghi della finanza e i banchieri, si fanno scarrozzare sui loro jet. Si dice che i debiti delle banche equivalgano a dodici volte il prodotto interno lordo, e nessuno fa niente.

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