Ho letto “La pioggia prima che cada” di Jonathan Coe

Adoro le atmosfere inglesi, nei film e nei libri. Questo scrittore, omonimo di un grande e signorile mezzofondista del passato, le interpreta perfettamente. Ho letto La pioggia prima che cada proprio in una domenica di pioggia, complice il blocco del traffico in città, assaporandolo a fondo.
Un’anziana signora, dopo aver preparato accuratamente la propria morte, lascia ad una nipote una serie di nastri registrati con la propria voce e l’incarico di recapitarli ad una lontana parente, cieca dalla prima infanzia, alla quale ha lasciato in eredità un terzo dei beni. La nipote e le figlie, incuriosite, ascoltano le registrazioni nel corso di un paio di sedute e così scoprono molte cose della vita della zia e della loro stessa famiglia. La narrazione è suddivisa in venti capitoli che rappresentano le accurate descrizioni che zia Rosamond fa di altrettante fotografie scattate nell’arco di oltre cinquant’anni e che sono significative nella sua vita. Imogen, la ragazza cieca, non viene rintracciata ma si viene ugualmente a sapere che era morta in un incidente.
Un artificio letterario piuttosto interessante, attraverso il quale Coe ricostruisce la storia di una famiglia dalla seconda guerra mondiale ai giorni nostri e offre nello stesso tempo uno spaccato della provincia inglese. Ho letto il romanzo con attenzione, rendendomi conto solo alla fine che è totalmente volto al femminile, con tre generazioni di donne e poche ma pessime figure di uomini.
Quello in cui aveva sperato era un’invenzione, un sogno, una cosa impossibile: come la pioggia prima che cada”.

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