Ho letto “Mr. Vertigo” di Paul Auster

“…..non credo che occorra un talento particolare per sollevarsi da terra e librarsi a mezz’aria. E’ qualcosa che tutti abbiamo dentro, uomini, donne, bambini…….Basta smettere di essere se stessi. E’ da li che si comincia; tutto il resto viene di conseguenza.”
Ognuno di noi ha sognato o fortemente desiderato di alzarsi e levitare, muoversi nell’aria con la sola forza di colpi di reni e di braccia. Per scoprire come si potrebbe fare è sufficiente leggere questo bel libro di Paul Auster, scritto nel 1994. E’ ciò che è accaduto al piccolo Walt, ignorante e impertinente, strappato dalle polverose strade di St. Louis da una sorta di istrione e ciarlatano, Maestro Yehudi, un bel personaggio da film. Siamo nel 1927 e l’uomo ha intravisto nel bambino quelle qualità che gli consentiranno di diventare un fenomeno da baraccone. Una cosa accaduta e documentata solo due volte nella storia dell’umanità. Il percorso sarà lungo e più simile ad una dolorosa tortura che ad un tirocinio vero e proprio. Ma alla fine Walt diventerà quello che il suo mentore si aspetta. Inizia così un lungo percorso per gli Stati Uniti, dapprima in piazze di provincia fino ad arrivare ai grandi teatri delle metropoli. Per alcuni anni il bambino prodigio si esibisce in un suo spettacolo – cammina sull’acqua, sale scale invisibili -raccogliendo consensi, dollari e titoli di giornale.
“Se questo fosse un film, sarebbe qui che i fogli del calendario prenderebbero a staccarsi a uno a uno dal muro. Li vedremmo svolazzare sullo sfondo di strade di campagna e distese di prati, e i nomi delle città comparirebbero sullo schermo in sovrimpressione….”. Ma tutte le cose belle finiscono in fretta. Così anche le sue qualità. Il romanzo potrebbe tranquillamente finire qui. Ma Auster dissemina ancora molti declini e risalite nella vita di Walt. Ci sono tutti gli stereotipi del romanzo e del cinema americano: il gioco d’azzardo, i cavalli, le donnine, il baseball, la malavita, il razzismo, i nightclub, la borsa. Walt li attraversa tutti, cadendo e rialzandosi più volte, fino a ritrovare, ormai ultrasettantenne, quei valori e quei sogni che avevano contraddistinto la sua infanzia.
“Basta guardare qualcuno in faccia un po’ di più, per avere la sensazione alla fine di guardarti in uno specchio.”

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