Sistema calcio: se il tifo è cieco, lo spettacolo vuole occhi aperti

Per evitare incidenti spiacevoli come quello occorso alla tifoseria del Milan, con la minaccia di una ‘class action’ nei confronti della società – e chissà quanti altri ne seguiranno – è indispensabile introdurre semplicità e buon senso nei meccanismi che regolano il trasferimento dei giocatori. Perché trascinare la possibilità di stravolgere gli organici delle squadre fino al 31 agosto, quando le preparazioni sono già state fatte e addirittura si sono giocati i primi incontri ufficiali? Bisogna invece introdurre norme più stringenti, ridurre i tempi del mercato e concludere le campagne acquisti prima dell’inizio dei raduni. Solo così si darà la possibilità ai tifosi di valutare la propria squadra e decidere se procedere ad un eventuale abbonamento. Mi si obietterà che il tifo è fede per definizione. Ma se la fede è cieca, lo spettacolo esige occhi ben aperti e io devo poter valutare quale tipo di spettacolo (di gioco) andrò a vedere.
Se la gaffe dell’ AC Milan, con la vendita di due grossi calibri come Ibra e Thiago Silva a campagna abbonamenti già avviata, è rientrata grazie a un po’ di ritardato buon senso da parte della dirigenza, pesano grosse incognite sulle altre tifoserie che, di fronte a oltre un mese di mercato ancora aperto, non sanno oggi che tipo di spettacolo andranno a vedere. E insisto sul concetto di spettacolo, legato all’acquisto di un biglietto o di un abbonamento.
Non entro nel merito del mercato del Torino, già alle prese con rivali di serie A come Siena e Lazio, ma con un organico definito all’80 – qualcuno dice al 60 – per cento. Perché devo aspettare fino al 31 agosto per sapere se Bianchi resta o conoscere chi arriva al suo posto?
Regole, occorrono regole più stringenti e chiare, soprattutto per rispetto dello spettatore. Se poi si arriva a emanare regole comuni a livello europeo sul calcio mercato si eviteranno la nascita di mostri sospetti come quello dell’attuale Paris Saint-Germain e gli scandali che hanno visto fondi dell’Unione Europea aiutare le banche spagnole, a loro volta impegnate a risanare le società di calcio indebitate, pare, per oltre cinque miliardi di euro. Come dire, dalle nostre tasche di contribuenti europei a quelle di Lionel Messi e Cristiano Ronaldo.

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