Ho visto “Detachment”

Vedi questo film e comprendi il perché di tante stragi nelle scuole americane. Qui non accade nulla di quanto ci hanno abituato le cronache, però il substrato sociale e culturale è il medesimo. “Detachment – Il distacco” è un feroce atto d’accusa verso il sistema educativo negli Stati Uniti.
Siamo in una delle tante scuole superiori della provincia americana, che dall’esterno potrebbe sembrare un covo di squilibrati ma che in realtà raccoglie solo ragazzi disillusi e senza alcuna ambizione. Sintetizza bene la situazione la psicologa dell’istituto, con tre semplici frasi: “E’ facile essere indifferenti. L’interesse richiede coraggio. Il coraggio richiede carattere”. Speculare agli studenti è il corpo insegnante, quotidianamente costretto ad autentici atti d’eroismo ma ugualmente impotente e frustrato di fronte a una mancanza di prospettive che si riflette negativamente nella vita privata. “Nessuno ti dice mai grazie”, commenta amaramente un’insegnante. La stessa preside, che cerca disperatamente di tenere insieme i cocci della scuola, subisce la rimozione dall’incarico dal politico di turno perché una scuola che non funziona significa abbandono scolastico e ragazzi allo sbando nel quartiere e ciò si riflette sul valore degli immobili della zona.
In questo contesto il mite insegnante di letteratura Henry Barthes approda come supplente in una delle classi più difficili. Per tre settimane cerca di rianimare i ragazzi, resiste alle loro provocazioni e li riporta in zona di galleggiamento, ma lo fa con un distacco emotivo dovuto a una sua personale lacerazione che risale all’infanzia. “Sono una non persona” dice a se stesso. Questo non gli consente di comprendere a fondo le necessità di una baby prostituta che si è affezionate a lui e di un’allieva che ha notevole talento artistico ma che è oppressa sia dal padre che dai compagni.
Le famiglie sono il terzo tassello della storia. Emblematica l’organizzazione di una “parents night” da parte del corpo insegnante per avvicinare i genitori alla scuola dei loro figli. La serata va totalmente deserta, sintomo di un corto circuito ‘insegnanti-studenti-famiglie’ dal quale sarebbe fondamentale uscire per salvare il salvabile.
Il cast è fenomenale, spiccano James Caan, un professore che si è costruito una corazza di disincanto, e l’appassionata preside di Marcia Gay Harden (premio Oscar nel 2000 per “Pollock”). Infine l’intenso, triste protagonista è Adrien Brody, l’indimenticabile “Pianista” di Polanski.
Film amarissimo ma da non perdere in questo finale della stagione cinematografica che non offre molto.

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