Ho letto “Nel paese delle ultime cose” di Paul Auster

Tutte le cose deperiscono, ma non ogni parte di ogni cosa, almeno non allo stesso tempo.
E’ un mondo molto inquietante quello descritto da Paul Auster attraverso il diario tenuto da Anna Blume, una giovane donna partita alla ricerca del fratello, un giornalista inspiegabilmente scomparso, come inghiottito, nel Paese delle ultime cose. Una città triste e che mette paura. Un mondo che è una via di mezzo tra ciò che è descritto nei romanzi e nei film Fahrenheit 451, Blade Runner, 1984 a cui aggiungerei, per le atmosfere, anche L’invasione degli ultracorpi. Eppure mi riesce difficile definirlo un romanzo di fantascienza. Il Paese delle ultime cose è ciò che pessimisticamente ma realisticamente ci potrebbe attendere come umanità. E non sarebbe un bel futuro…..
Scrive ad Anna, Sam, il suo compagno: Smisi di cercare di essere qualcuno, lo scopo della mia vita divenne quello di staccarmi da ciò che mi circondava, vivere in un luogo dove nulla potesse ferirmi. Uno per uno, cercai di abbandonare i miei interessi, lasciar andare tutte le cose a cui avevo sempre tenuto. L’idea era di raggiungere l’indifferenza, un’indifferenza così potente e sublime da proteggermi contro ulteriori disgrazie.
Non male come pessimismo, vero? Comunque, libro sublime.

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