Rifondare l’atletica italiana?

Mi piace che grazie ai social network si sia creata un po’ di bagarre intorno all’atletica italiana. Spero positiva e che non sia solo la sagra del qualunquismo, come è accaduto per il gruppo che voleva Howe a Londra quando tutti sapevano che non era possibile. Ora sono stato arruolato nel gruppo che vuole Eddy Ottoz alla presidenza, ma prima di discutere di nomi mi piacerebbe emergessero delle idee sulle cose da fare. Evitando possibilmente che le proposte nascondano sterili vendette, inutili contrapposizioni e soprattutto il pericolo di rendite di posizione da difendere.
Oggi io sono piuttosto fuori dai giochi e credo di potermi permettere alcune riflessioni a ruota libera senza essere tacciato di ambizioni personali (leggasi cadreghini) o interessi societari (conservo la presidenza del Pont-Donnas, ma in una forma che definirei ‘ad honorem’). Ne pongo un paio.
Londra 2012
Le Olimpiadi per l’atletica leggera italiana non sono state una delusione. La spedizione a Londra è stata la fotografia esatta di quello che è oggi la nostra atletica. Interi settori non erano rappresentati, specialità di grande tradizione italiana non hanno visto una sola maglia azzurra presente. Inutile recriminare su qualche assenza e neppure prendersela con i selezionatori che hanno fatto quello che dovevano fare, scegliere gli atleti secondo criteri che si erano dati.
Quindi, se la situazione è questa bisognerà pensare a qualche correttivo o, meglio ancora, ribaltare tutta l’organizzazione dalle sue fondamenta.
Abolire i CdS
Nessuno mi toglie dalla testa che una delle prime cose da fare è sopprimere i campionati di società. Proviamo per un quadriennio, proviamo almeno a livello assoluto. I CdS, negli anni più volte mutati nei regolamenti, progressivamente rivisti e rimaneggiati, rappresentano una stortura nell’attività agonistica. Una palla al piede per le società e per gli atleti. I CdS drenano risorse, organizzative e mentali prima ancora che economiche, alle società e alla stessa federazione. Pensiamo a una diversa organizzazione delle società, dando sfogo alle idee e alla libera iniziativa di ciascuna. Valorizziamo tipi diversi di attività agonistica, non più orientati necessariamente al risultato di squadra.
Rivedere l’attività militare
La seconda proposta, o provocazione, deriva direttamente da quella precedente. E’ ovvio che venendo a cadere i CdS l’attuale politica di tesseramento delle società militari deve cambiare. Non ha più senso veder gareggiare per i gruppi militari dei giovani che dovrebbero al più fare una onesta attività a casa loro. Altro che attività a vita! Oggi le società con le stellette sembrano una fabbrica di futuri pensionati statali (anche baby….). Dovrebbero invece occuparsi del sostegno agli atleti di (super)vertice nel momento del loro massimo fulgore, aiutare la loro attività internazionale, in una utile sinergia con la federazione e il Coni. E il lustro ai sodalizi militari verrebbe di conseguenza.
Arese, Giomi, Ottoz
Se il futuro della nostra atletica è tra questi nomi……
Spero che Franco ci pensi bene prima di ricandidarsi. Ha fatto due mandati, nel frattempo il mondo sportivo è andato avanti – l’ha riconosciuto lui stesso – ma l’atletica italiana ha fatto passi indietro, questo è certo. Non voglio dargli colpe che non ha e forse il movimento è pronto a ridargli le chiavi della Fidal. Ma è ancora il caso? O piuttosto c’è bisogno di una svolta, di una scossa?
Alfio Giomi, amico e compagno di lontanissime battaglie federali, affila le armi ormai da tempo. E’ un suo legittimo pallino quello di arrivare al vertice della federazione. Credo che con lui ci sia Gigi D’Onofrio. Hanno un bagaglio ricco di esperienze, ma i lustri sono passati per tutti. E poi si può essere utili al movimento in tanti ruoli diversi.
Eddy Ottoz, persona brillante e intelligenza sopraffina, coevo di Arese, vedo che su fb sta raccogliendo consensi e sollecitazioni dal basso che crescono di giorno in giorno. Non so se lui è d’accordo (o se anche non ha ispirato lui il gruppo), ma siccome è un po’ narciso sicuramente la cosa gli fa piacere. Ricordo solo agli appartenenti al gruppo che Eddy ha già corso per la presidenza federale in occasione dell’assemblea straordinaria di Firenze nel 1989, che avrebbe poi dato il via al ciclo di Gianni Gola. Quello sarebbe stato il suo momento. Riproporsi oggi, a ventitre anni di distanza…..mah, non saprei.
Cercare un giovane manager?
E’ possibile che non si trovi un giovane manager, 40-45enne, un passato da atleta, non necessariamente da campione, anzi…. Con una bella esperienza professionale, magari in un settore distante da quello sportivo, giusto per sgombrare il campo da eventuali illazioni dei soliti malpensanti, che sia potenzialmente un leader? E ovviamente che abbia voglia di mettersi in gioco per far ripartire l’atletica in Italia!

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