Ho letto “Le maschere della notte” di Pieter Aspe

“Una strana scoperta, non trova, signor Vermast? Spero solo che non sia sua suocera, perché in quel caso non dovremmo cercarlo lontano, l’assassino”.
Nel giardino di una fattoria in ristrutturazione fuori Bruges emerge una tibia, poi un teschio, infine uno scheletro intero. E’ evidente che i nuovi proprietari non c’entrano nulla con la macabra scoperta, perché l’anomala sepoltura risale a molti anni prima, quando in quei locali, gestiti da una onlus apparentemente benefica, era praticato il mestiere più antico del mondo a beneficio – questo sì – di un giro di personaggi della Bruges-bene.
Per l’assetato commissario Pieter Van In – qualunque associazione Van In facesse conduceva sempre a una Duvel – si prospetta una indagine tutt’altro che facile. Fortunatamente ora può contare sull’aiuto del sostituto procuratore Hannelore Martens con la quale, dopo le schermaglie delle puntate precedenti, Il quadrato della vendetta e Caos a Bruges, convive felicemente e attende un figlio. Hannelore infatti copre alcune sue procedure investigative non proprio ortodosse, ma lo richiama all’ordine quando esagera. L’indagine di Van In, scoperchiando vicende del passato, va a toccare gangli vitali della politica e della società civile di Bruges. Sai come sono i socialisti. Quando l’atmosfera inizia a scaldarsi, vengono colpiti da un’amnesia collettiva.
Allo scheletro iniziale – i rilievi scientifici riveleranno che la morte è avvenuta per la rottura dell’osso del collo – si aggiungono poi l’omicidio in circostanze quasi rituali di un avvocato e la morte per cause naturali, ma giunta al momento opportuno per sottrarlo all’ignominia, di un anziano insegnante.
Per uscire dall’impasse investigativa Van In si avvale questa volta di una giovane agente che pericolosamente si infiltra nella cerchia dei sospettati, tanto più che il commissario non può avvalersi della collaborazione del fido assistente Guido Versavel, messo fuori gioco da problemi sentimentali con il suo compagno.
Il lavoro d’indagine consiste in una combinazione di routine e procedure, un metodo che solitamente dà pochi risultati. La svolta decisiva è quasi sempre la conseguenza di una svolta imprevista, una confessione spontanea, un colpo di scena, un colpo di fortuna.
Terza puntata di una lunghissima serie molto popolare in Belgio e Olanda, Le maschere della notte è finora, a parer mio, il miglior libro di Pieter Aspe. Il solo appunto che mi sento di muovere all’autore è quello di essere troppo critico con l’Italia (La maggior parte delle guide consiglia ai turisti di non girare da soli per Napoli….. I porti puzzano sempre, ma a Napoli il tanfo di pesce marcio e di urina sovrastava l’odore della nafta e del bitume finiti in mare…. Un mafioso italiano si vestirebbe in modo assai meno appariscente….). C’è da dire che, per contro, Aspe attinge a piene mani da cinquant’anni di cronaca nera del suo Paese, mettendo in campo il peggio di quanto avvenuto in Belgio: pedofilia, prostituzione, orribili perversioni, corruzione, scandali politici, maniaci sessuali.
La quarta forma di Satana è la storia successiva, già uscita in Italia sempre da Fazi Editore.

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