Ho letto “La balera da due soldi” di Georges Simenon

Parigi si svuotava. L’asfalto si faceva molle sotto le scarpe. I passanti cercavano i marciapiedi all’ombra, e nei bar era impossibile trovare un tavolino all’aperto.
Un’allegra combriccola di parigini ad ogni estate è solita ritrovarsi in campagna nei fine settimana. A Morsang-sur-Seine, una manciata di chilometri dalla capitale, si balla, si beve, si scherza lontano dalle preoccupazioni della città.
…fra loro c’erano commercianti, piccoli industriali, un ingegnere e due medici. Gente che aveva un’automobile, ma che disponeva soltanto della domenica per andare a sfogarsi in campagna. Anche Jules Maigret si ritrova, suo malgrado, a trascorrervi un week end dopo aver raccolto la soffiata di un balordo condannato a morte.
“Mai sentito parlare della balera da due soldi, vero? Be’ se va a fare un giro da quelle parti, si ricordi che tra i clienti abituali c’è un tizio che sotto la mannaia, domani, ci starebbe meglio di me….”.
Maigret frequenta il gruppo anche se non sente ancora ‘quello scatto della serratura che gli consentiva di entrare nell’atmosfera di un caso.’ In quel giro di gaudenti benestanti qualcosa però scricchiola: uno sparo nella balera, una questione di soldi, prestiti ad usura non restituiti, un cadavere gettato in un canale tanti anni prima, due maldestri ricattatori, una signora che si concede facilmente e per la quale gli uomini della compagnia sembrano perdere la testa.
Dalle minacce ci si può difendere. Ma come ci si difende da un uomo che piange?
‘Adattandosi’ a bere molti pernod con i vari sospettati, Maigret non ci mette molto a risolvere il caso, anche perché è incalzato dalla moglie in vacanza in Alsazia che lo attende con trepidazione per fargli assaggiare la marmellata di albicocche…..
“Un pernod?”. “Come no!?”. “Cameriere, due pernod!”.
“La balera da due soldi” (La guinguette à deux sous) è l’undicesima tra le inchieste di Maigret, pubblicata nel dicembre del 1931.
Era una casa piccola piccola, tutta dipinta di bianco, stretta tra l’alzaia e la collina. I caratteri dell’insegna erano infantili. Via via che ci si avvicinava, si coglieva il ritornello di una melodia, punteggiato di cigolii….
Una ragazzina sui dodici anni faceva funzionare la pianola, e di tanto in tanto per ricaricarla infilava due monetine nella fessura.

Che gioia: ho davanti una miniera di inchieste di Maigret ancora da scoprire.

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