Entrai e vidi me stesso in abito di porpora seduto a una tavola sfarzosa, servito da mille schiave, in cui riconobbi tutte le donne che nel corso della vita avevano carpito i miei sensi, anche solo per un fuggevole istante.
Tre brevi racconti dell’austriaco Gustav Meyrink che anticipano in qualche modo la sua creazione più famosa, il romanzo “Il Golem” del 1914. Le tre narrazioni si muovono tra il reale e il fantastico, tra la vita e la morte, tra il presente e un futuro incerto.
Ciò che chiamiamo vita – ebbene, è solo la sala d’attesa della morte. …Noi stessi siamo forme prodotte dal tempo, corpi che sembrano materia e non sono altro che tempo coagulato.
Inquietante.