Ho visto “La Suisse d’Emilio” di Joseph Péaquin

Un corto che è un gioiellino. Diretto dal documentarista valdostano Joseph Péaquin e coprodotto dalla Rts, la Radiotelevisione della Svizzera Romanda, che ne ha curato la messa in onda, “La Suisse d’Emilio” descrive le giornate e le stagioni di un arzillo ottantenne, rimasto da tempo l’unico abitante della frazione Suisse di Chamois, incantevole paesino di cento anime raggiungibile solo in funivia. Emilio trascorre le sue giornate fabbricando cesti, coltivando la terra, suonando la fisarmonica o l’armonica a bocca, con i ritmi lenti della natura e della montagna, senza restare mai con le mani in mano.
“Non avrei mai pensato che sarei rimasto l’unico abitante della frazione” ci racconta Emilio in patois (il doc è sottotitolato in francese) rievocando l’infanzia e la dura vita tra i monti. Unico compagno è un gatto pelle e ossa, arrivato all’incredibile età di ventitré anni. Emilio spiega anche l’origine del nome del villaggio, Suisse perché fondato da un contrabbandiere svizzero che si era insediato per primo in quel luogo.
“Non m’annoio, no che non m’annoio” ripete Emilio, ignaro forse di fare il verso a Jovanotti. In effetti tra tagliare legna, raccogliere insalata, mettere via le patate per l’inverno, gli resta giusto il tempo per meditare sull’autunno che incalza e sulle ombre che si fanno più scure e fredde.
Un bel lavoro davvero che ora si può vedere sul sito della Rts all’indirizzo qui sotto linkato. Dura 26′ ma regala sensazioni che rimangono molto più a lungo.
La Suisse d’Emilio.

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