Ho letto “D’estate i gatti si annoiano” di Philippe Georget

Il Canigou, per i catalani del nord, è quello che il monte Fuji è per i giapponesi.
Mi sembra poco, un solo libro, per definirlo “l’astro nascente del polar francese”. Comunque sia Philippe Georget ha scritto un grande ‘noir’ che mi ha avvinto e costretto a fare notte per terminarlo. Il meccanismo è quello collaudato in tanti polizieschi, in particolare nordici. Un ispettore che fa parte di una brigata di buoni investigatori ma che vive un periodo poco felice a causa della moglie probabilmente fedifraga. Un possibile killer seriale che pare prendere di mira le giovani olandesi in vacanza nel Roussillon. Un perfido gioco che si innesca tra i due.  Chi fa cosa, chi acchiappa chi? Chi è il gatto e chi il topo, qui?
L’ispettore è Gilles Sebag, della polizia di Perpignan. Chi è il killer è meglio non dirlo. La prima vittima è una donna massacrata sulla spiaggia. Una seconda viene rapita in circostanze misteriose nelle quali scompare anche un taxista che poi viene fatto ritrovare ‘surgelato’. Una terza ragazza olandese riesce a scampare per miracolo a un tentativo di rapimento. Tre fatti che accadono nel corso di una calda estate e che sembrano collegati, se non altro per la nazionalità delle vittime.
Sebag pensò con stupore che alcuni uomini si vergognavano di più a frugare nella borsa di una donna piuttosto che nelle sue mutandine.
L’uomo che tiene reclusa la ragazza si fa vivo più volte con Sebag, quasi abbia voglia di farsi prendere, prima di passare alla soluzione finale. Gilles e i suoi colleghi, tra questi c’è un commissario inviato da Parigi con il quale non va troppo d’accordo, devono correre contro il tempo per salvare la ragazza, cercando di prevedere le mosse del rapitore, a cui viene dato il soprannome di Barry White per la sua voce profonda.
Nessuno sospettava ancora di lui. Non era divertente. Forse aveva sopravvalutato le capacità dei poliziotti? O forse non aveva dato loro indizi a sufficienza? La cosa più difficile in un gioco era trovare la giusta misura.
E’ facile seguire la storia con una cartina del Roussillon alla mano. I fatti si svolgono tra Perpignan e dintorni: Canet, Cabestany, Le Soler, Saint-Féliu-d’Avall e con il Pic del Canigou, prima propaggine dei Pirenei, che domina su tutto, in quella estremità della Francia che declina ormai nella Catalogna. Georget mostra in brevissimi capitoli il punto di vista del rapitore e della rapita, mentre ovviamente si dilunga sulle indagini e sullo stato d’animo dei poliziotti. Sinceramente di più non si può raccontare.
Si rassicurino gli animalisti: i gatti del titolo sono solo metaforici.
Ringrazio la mia amica libraia che me lo ha consigliato dopo averlo letto durante la sua vacanza.

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