Ho letto “L’Ottavo Passo” di Lawrence Block

Arrivo tardi a conoscere l’investigatore Matthew Scudder e grazie alla solita amica libraia. Tardi perché ho preso la serie dalla coda, dall’ultimo libro, il 17° e ora mi toccherà ripercorrere a ritroso le sue investigazioni, perché L’ottavo passo mi è piaciuto molto.
Scudder è un ex-poliziotto ed ex-alcolista che frequenta i gruppi di Alcolisti Anonimi ed affronta da un anno il programma di recupero conosciuto come “metodo dei dodici passi”. Tra una riunione e l’altra gli viene chiesto di indagare informalmente – in realtà non è un detective patentato – sull’omicidio di un ex-delinquente ormai sulla strada della redenzione. Jack Ellery è già arrivato all’ottavo dei dodici passi, quello in cui bisogna fare l’elenco di tutte le persone a cui si è fatto del male nel corso della vita. Per poi passare, con il nono passo, alla richiesta del perdono. Ovvio che trattandosi di un pluriomicida la cosa è un po’ complicata e finisce per scoperchiare storie irrisolte e dimenticate.
La narrazione è lenta come può essere un programma di recupero, ma sicura e intrigante. Lawrence Block solleva un velo su un catalogo variegato di esistenze disperate, compila una colorita e divertente guida delle bettole di New York ma soprattutto delinea un personaggio che incarna molte debolezze umane. E nella personale lotta di Scudder contro il bicchiere e la bottiglia viene da fare il tifo per lui e aiutarlo a restare lontano dalla tentazione.

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