Ho letto “Toro delle meraviglie” di Manlio Cancogni

Ho letto “Toro delle meraviglie” proprio nella settimana in cui si è celebrata la ricorrenza della scomparsa di Gigi Meroni. Perché noi del Toro siamo fatti così: cerchiamo gli agganci con la storia, le ricorrenze, le fatalità…. Avevo sotto mano questo libriccino di Manlio Cancogni, di cui non ho mai letto nulla e che meriterebbe sicuramente ben altri approcci di lettura. Edito da Cairo (non poteva essere altrimenti….), non può mancare nella biblioteca di un tifoso granata.
E’ un breve ricordo dello scrittore che nel giugno del 1946 compie un viaggio in bicicletta da Focette a Livorno per vedere il mitico Toro di allora contro i labronici. La squadra di capitan Valentino vinse 3 a 0 e Cancogni, bolognese di nascita e tifoso rossoblu, si innamorò dei colori granata.
I torinesi, capimmo tutti, non avevano bisogno di grandi cose per far goal. Quando se la sentivano, come se uno di loro avesse detto “suvvia, andiamo”, arrivavano sottoporta.
Poi ricorda anche una partita della Nazionale al Comunale di Firenze, Italia-Svizzera della primavera del ’47. Nove granata su undici in maglia azzurra, risultato 5-2 e Romeo Menti mattatore con tre reti.
Infine Cancogni fa un salto indietro di vent’anni, al campionato 1926-27 e al titolo vinto e poi revocato per una presunta combine tra il Toro e alcuni bianconeri durante un derby. Il primo calcioscommesse della storia, al quale la politica del momento non era certamente estranea. Più tardi, il terzino della Juve Allemandi, poi campione del mondo nel 1934, smentì tutto l’impianto accusatorio. Ma lo scudetto del ’27 nonostante tutti i tentativi esperiti dalla dirigenza granata nei decenni seguenti (ci ha provato persino Cairo e direi che ogni presidente ha fatto passi in quella direzione) non è mai tornato a casa.

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