La Svizzera, la Svizzera, la Svizzeraaaa !!!

Una settimana di soggiorno in Svizzera mi ha fatto scoprire le mitiche – è il caso di dirlo – ferrovie elvetiche. In realtà pur avendo trascorso questi giorni di ottobre tra Losanna e Interlaken, il mio incontro con le rotaie è avvenuto soltanto sulla rete regionale dell’Oberland Bernese. La cittadina posta sull’Aar, nella porzione compresa tra i laghi di Brienz e di Thun (di qui il nome di Interlaken), ricorda i fasti di un turismo d’élite d’altri tempi, oggi rinnovato da una massiccia presenza di giapponesi che affollano grandi alberghi e gioiellerie.
In effetti c’ero già stato, una quindicina di anni fa, per quello che con un termine terribile viene definito un ‘press educational tour’. Era inverno ed ero ospite con altri giornalisti dell’Ente per il Turismo Svizzero in Italia. Quella volta era tutto organizzato e non prestavo attenzione agli spostamenti che stavo facendo, quanto piuttosto alle località che visitavo.
Ora che ci sono tornato da semplice turista ho potuto fare tutte le riflessioni del caso. La prima è quella che sulle pensiline delle stazioni incombono orologi dotati della lancetta dei secondi. Nella patria dell’orologeria, della puntualità e della precisione non è strano. Così il viaggiatore può addirittura controllare i secondi di ritardo negli arrivi e nelle partenze, lamentandosi magari se superano i trenta…. La seconda è che quando i minuti utili per una coincidenza sono solo cinque, sono veramente cinque e consentono comodamente il cambio di binario perché il treno con cui si arriva è in perfetto orario. Cose addirittura banali, ma non per chi arriva da un Paese come il nostro, dove le cronache sono quotidianamente piene delle lamentele per il servizio ferroviario. Per i miei spostamenti ho dunque utilizzato il Regional pass dell’Oberland Bernese, costoso quanto conveniente, che integra treni e trenini, cremagliere, funivie, trasporto su gomma e i battelli sui laghi di Thun e di Brienz. Possono sembrare molti 233 chf o 180 € per sette giorni di trasporto integrato (tre completamente free e quattro con lo sconto del 50%) solo se non si tiene conto che il pass può far salire anche ai 3000 metri dello Schilthorn-Piz Gloria e ai 3450 dello Jungfraujoch. E’ stupefacente come gli svizzeri abbiano sfruttato ai fini turistici ogni picco, ogni altura, ogni spettacolare protuberanza del territorio, raggiungendole con arditi impianti di risalita, tra cui il caratteristico trenino rosso rimane il più tradizionale e affascinante dei mezzi.
Mentre, complici giornate d’ottobre inaspettatamente miti, raggiungo Murren, Wengen, Grindelwald, salgo all’Allmendhubel e al Kleine Scheidegg al cospetto dell’Eiger, mentre ammiro i due laghi dall’alto dell’Harder Kulm, mi domando cosa sarebbe stato del nostro versante delle Alpi se una politica turistica più accorta avesse sviluppato un sistema di trasporto simile a questo, con tanti villaggi e paesini vietati alle auto e raggiungibili
soltanto per ferrovia. Invece siamo lontani anni luce dalla vicina Svizzera. Quante rotaie abbandonate! Si pensi alla straordinaria rete nel vicentino, erede di quella che serviva le postazioni della Grande Guerra, decaduta dalla metà del Novecento e inglobata nelle più comode autocarrozzabili. Si pensi al progetto realizzato, quasi terminato, – e poi credo definitivamente abbandonato dalla Regione Valle d’Aosta con delibera dello scorso agosto, nonostante i 30 milioni di euro già spesi – di ripristino ad uso turistico della ferrovia mineraria che collegava Pila a Cogne. Occasione perduta. E anche questa troverà posto nelle iniziative della Giornata Nazionale delle Ferrovie Dimenticate (3 marzo 2013) che si celebra ormai da qualche anno. Però, che Paese l’Italia! E che Paese, la Svizzera!

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