Ho visto “Il comandante e la cicogna”

Metti che ci sono dei titoli di coda divertenti e da guardare fino in fondo. Metti che sui titoli di coda c’è un valzerino cantato da Vinicio Capossela. Metti che tutte le musiche sono della Banda Osiris. Metti che nella colonna sonora si insinua il mitico organetto di Riccardo Tesi. Metti che tra tutti i film girati a Torino, per la prima volta le immagini della città non sono fastidiose (anzi, il regista si ingegna a riprendere scorci mai visti al cinema). Metti che c’è la trovatina (anche se non originale) di far parlare i monumenti, principalmente una statua equestre di Giuseppe Garibaldi (collocata fantasiosamente in piazza Statuto all’imbocco con via Garibaldi…..) a cui presta la voce Pierfrancesco Favino, un “eroe dei due mondi” che osserva costernato l’incuria, l’inciviltà, il malaffare e pensa che quasi quasi sarebbe stato meglio non unire l’Italia e lasciarla governare dagli austriaci.
Ce ne sarebbe già abbastanza per dire ‘bravo Soldini’. Ma c’è da aggiungere un cast di attori molto sopra la media e alcune recitazioni di grande qualità. Come un Giuseppe Battiston (Amanzio, un intellettuale squattrinato) in stato di grazia e gli stessi Valerio Mastandrea (Leo, un idraulico vedovo e con due figli) e Claudia Gerini (Teresa, sua moglie defunta che gli compare nettetempo per respirare l’aroma del caffè), caratterizzata da un insolito accento nordico. Alba Rohrwacher (Diana, artista stravagante e sempre in bolletta) è una conferma. Luca Zingaretti (l’avvocato Malaffano, il cui cognome la dice lunga sulla sua propensione all’intrallazzo) è molto divertente. Ma ci sono anche, in piccole parti, Giuseppe Cederna e Giselda Volodi (era la moglie di Toni Servillo nel film di Ciprì, “E’ stato il figlio”).
La storia è semplice, la sceneggiatura esile e contrappuntata dai caustici commenti del comandante. Leo entra in contatto con l’avvocato Malaffano per far sparire da internet un video porno che riguarda la figlia. In cambio l’avvocato gli chiede di fare da prestanome in un affare immobiliare poco pulito, al quale anche la pittrice Diana si presta per una manciata di soldi. Il figlioletto di Leo, più intelligente di quanto dia a vedere, ha fatto amicizia con una cicogna di nome Agostina che porta legato ad una zampa il numero del suo cellulare. Agostina si ferisce e viene rintracciata in Svizzera, dove alla fine della storia si ritrovano il ragazzo, Diana, Amanzio e Leo. La cicogna torna così a volare sui cieli di Torino e a posarsi sulla statua per dialogare con il comandante.
Un lieto fine per una gradevole commedia di costume che punta il dito su tanti aspetti negativi della società moderna. Da vedere, perché è un film che si innalza al di sopra della media delle pellicole italiane più recenti.

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