Ho visto “Appartamento ad Atene”

Qualche tempo fa avevo fatto una ricerca sul sito di Cinecittà (filmitalia.org) che sovrintende alla partecipazione dei film italiani ai festival stranieri e ho scoperto che tra il 2011 e il 2012 “Appartamento ad Atene” è stato di gran lunga il più programmato, essendo stato presentato a: Anchorage, Bengaluru, Calgary, Cleveland, Montréal, Setùbal, Rhode Island, Fort Lauderdale, Dublino, Mumbai, Newport, Palm Beach, Palm Springs, Phoenix, Pune, Shanghai, St.Louis, Syracuse, Capetown, Tiburon, Houston. A parte la ridondanza di presenze negli Stati Uniti, poiché immagino che partecipare a un festival straniero costi abbastanza, mi sono domandato quali santi in paradiso abbia avuto questa produzione. Eppure, evidentemente, questa politica paga, perché l’opera prima di Ruggero Dipaola ha ottenuto almeno venticinque premi in ogni angolo del mondo.
A questo punto non mi restava che andarlo a vedere. A Torino resiste da un mese, programmato solo di pomeriggio al cinema Centrale.
Il capitano Kalter, durante l’occupazione nazista di Atene, si fa ospitare da una famiglia – padre, madre, due figli – imponendo le sue regole. Annichilita dall’autoritario e invadente ufficiale, la famiglia – è appena caduto in guerra il figlio maggiore – inizia a perdere la propria identità. Il padre Nikolas Helianos (Gerasimos Skiadaresis) diviene presto succube del tedesco, la madre Zoe (Laura Morante) si limita ad assecondarlo in silenzio, affascinata dall’uniforme appare invece la figlioletta Leda mentre più refrattario e meno incline ad essere comandato è il minore, Alex. Lo scomodo ménage continua fino a quando il capitano viene richiamato in patria per qualche settimana. Al suo ritorno ad Atene è un uomo apparentemente cambiato, diviene triste, depresso, inappetente. Addirittura gli dà fastidio l’eccessiva remissività della famigliola. Con Helianos il tedesco inizia a dialogare di musica e di letteratura, instaurando poi quel po’ di confidenza che gli consente di raccontare di essere tornato in patria per la perdita di un figlio aviatore, ma nello stesso tempo di un altro figlio sul fronte di Russia e della moglie sotto un bombardamento ad Amburgo. Ovvio che sia un po’ cambiato (nel frattempo era stato promosso maggiore….). Kalter torna però ad essere un brutale nazista quando sente Helianos affermare che le tante vittime della guerra sono dovute a Hitler e Mussolini. A questo punto esplode la tragedia.
Tratto dall’omonimo romanzo di Glenway Wescott (Adelphi, 2003), “Appartamento ad Atene” è un bell’esordio per il giovane Ruggero Dipaola. Piace l’atmosfera che riesce a creare nell’appartamento, con la progressiva ‘spoliazione’ delle personalità dei padroni di casa, costretti dal tedesco (Richard Sammell) alle incombenze più umili.
Atene è ricostruita a Gravina di Puglia, con la collaborazione dell’Apulia Film Commission. Alla rivelazione Skiadaresis (aveva già lavorato con Anghelopoulos) il regista ha lasciato una marcata inflessione greca. Passi per Laura Morante, intonata nella dolorosa parte, ma non è accettabile sentir recitare i due bambini con un accento romanesco. Qualcosa si può fare….

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1 risposta a Ho visto “Appartamento ad Atene”

  1. cristina scrive:

    ecco il paradosso: tale è la presunzione di dominio vernacolare da far passare ingenuità che se all’estero non vengono percepite, qui sono tollerate per sudditanza provinciale… mah.

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