Ho visto “Oltre le colline”

Alina che ama Voichita, con la quale è cresciuta in un orfanotrofio, entra come un corpo estraneo in un monastero oltre le colline, dove la vita delle monache ortodosse scorre in una tranquillità apparente sotto la guida del Padre. L’intento di Alina è di far abbandonare la tonaca all’amica e di andare con lei a lavorare in Germania. Tuttavia la scelta di Voichita, dopo l’incontro con Dio, è seria e definitiva. Al massimo può aiutare l’amica a inserirsi nella comunità monastica, ma non è quello che Alina cerca. I suoi comportamenti diventano sempre più inadeguati al luogo e mal tollerati dalla piccola comunità. Finisce una prima volta in ospedale e poi fa ritorno al monastero, viene allontanata e mandata dalla famiglia adottiva ma non riesce a staccarsi da Voichita. Arriva l’inverno, il paesaggio si copre di neve e isola il monastero. Alina dà continuamente in escandescenze. Viene ritenuta posseduta dal demonio e quindi ‘curata’ con l’unico strumento conosciuto da quei religiosi: la preghiera. Arrivano a legarla con corde e catene per giorni interi, sottoponendola alla fame e alla sete, per indebolire il corpo ritenuto indemoniato. Il legame morboso di Alina per Voichita è però assai più forte delle catene per la sua contenzione fisica. Inevitabile arriva la tragedia e del decesso di Alina deve occuparsi la polizia, scoprendo così un mondo dove il tempo si è fermato, nonostante l’arrivo del telefono cellulare, il cui uso stride notevolmente in quel contesto.
Il regista rumeno Cristian Mungiu racconta, non giudica. Filma con estremo rigore, riprendendo un fatto di cronaca realmente accaduto nel 2005. Il risultato è un film di due ore e mezza che arriva come un pugno direttamente al plesso solare dello spettatore. Per questa interpretazione delle due amiche, Cristina Flutur e Cosmina Stratan hanno ricevuto il premio per le migliori attrici al festival di Cannes 2012, dove Oltre le colline ha ottenuto anche il Prix du scénario. Nel 2007 Mungiu aveva vinto la Palma d’Oro con Quattro mesi, tre settimane e due giorni, altra intensa opera al femminile.

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