Ho letto “I terribili segreti di Maxwell Sim” di Jonathan Coe

Già il cognome del personaggio – Sim, come la card del telefonino – la dice lunga sugli stereotipi (negativi) dei nostri tempi di cui è costellata la storia: internet, facebook, google, il navigatore satellitare.
“Spesso, come sono arrivato a capire nelle ultime settimane, internet è qualcosa che innalza barriere tra le persone tanto quanto le mette in contatto.” E’ il protagonista Maxwell Sim che narra e i segreti terribili di cui viene a conoscenza nel corso di uno strampalato viaggio in auto attraverso l’Inghilterra e la Scozia riguardano la sua famiglia. Max è un perdente, un mediocre, un frustrato, non sa rapportarsi con le persone. E pensare che nel suo percorso incontra anche gente disposta ad aiutarlo e che alla fine riuscirà a fargli scoprire la sua vera natura.
Jonathan Coe scrive maledettamente bene e si fa perdonare quattro lunghe digressioni nella storia che sono quelle che ci fanno scoprire quei segreti così terribili…..La prima riguarda tal Donald Crowhurst, presuntuoso navigatore solitario degli anni Sessanta nel cui fallimento Max si rispecchia. Poi ci sono gli scritti della moglie, di un’amica d’infanzia, del padre. Da ognuno apprende delle cose che lo riguardano. E’ come una caccia al tesoro o meglio un gioco dell’oca.
“C’è qualcosa di fantastico nell’arrendersi, sai? Il senso di sollievo è incredibile.”
Inetto e irritante, Maxwell accumula errori su errori. Nella sua allucinazione finale riesce anche a dialogare con la voce del navigatore satellitare.
“Vi ho mai detto che la prima cosa che trovo attraente in qualcuno, nove volte su dieci, è la voce?”
Concludendo, riconosco a Jonathan Coe di aver adattato il tradizionale humour inglese alla nostra epoca. Non gli perdono invece lo stucchevole artificio di introdurre nelle battute finali lo scrittore che ha creato Maxwell Sim e che inevitabilmente con uno schiocco di dita pone fine alla storia.

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