Ho letto “Le colpe dei padri” di Lawrence Block

Dopo il diciassettesimo libro della serie, L’ottavo passo – 2011, con il quale sono entrato in contatto con Matthew Scudder, riprendo dall’inizio le storie di questo atipico investigatore. Il primo è Le colpe dei padri, del 1976, uscito nei Gialli Mondadori nel 1981 e ripreso da Fanucci nel 2005.
Scudder è investigatore atipico, senza licenza, un ex-poliziotto che ha lasciato volontariamente il distintivo della polizia di New York ma ha mantenuto buoni rapporti con gli ex colleghi, ai quali passa qualche biglietto verde in cambio di notizie utili alle sue indagini. Chi lo ingaggia lo paga a spot, a lui non piace la contabilità, di solito per riaprire casi frettolosamente chiusi dalla polizia. Ha una morale tutta sua e spesso infila parte dei dollari guadagnati nelle cassette delle elemosine delle chiese, dove, pur non essendo credente, va a meditare e ad accendere ceri in memoria delle vittime delle inchieste di turno. Naturalmente è un beone incallito, viaggia con la fiaschetta del bourbon e conosce a menadito le bettole e i bar della metropoli.
Il mistero da risolvere è la scomparsa di una giovane prostituta (poi uccisa). I genitori vogliono vederci chiaro e ignorano che brutta strada aveva preso la figlia. Ovviamente la soluzione sta nel titolo. Scudder però non si accontenta del lavoro svolto per il suo committente e arriva a scoprire il vero assassino.
Bel giallo, bell’intrigo.

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