Ho visto “Argo”

La bravura di Ben Affleck regista sta nell’aver portato sugli schermi un fatto di politica internazionale realmente accaduto trattandolo come una spy story e di conseguenza caricandolo della giusta dose di suspense. Il risultato è da candidatura all’Oscar 2012: le cinquine saranno annunciate solo il 10 gennaio, ma intanto il film si mantiene tra i favoriti dai bookmakers.
I fatti raccontati si riferiscono all’Iran del 1979 quando, con l’avvento dell’Ayatollah Khomeini, lo Scià Reza Pahlavi venne destituito e riparò negli Stati Uniti. L’ambasciata americana a Teheran fu assediata per protesta e poi occupata. I khomeinisti temevano che gli yankee volessero riportare lo Scià sul trono. Cinquantadue americani rimasero prigionieri per un anno dentro l’edificio. Altri sei dipendenti del ministero degli esteri al momento dell’irruzione dei rivoluzionari approfittarono della confusione per fuggire, riuscendo a rifugiarsi nell’ambasciata canadese.
Il film narra la loro liberazione ad opera della CIA, soprattutto grazie all’astuzia di un esperto in esfiltrazioni (termine militare che indica l’evacuazione di forze amiche da un ambiente ostile). L’agente Tony Mendez aveva ideato una (finta) produzione cinematografica da realizzare in Iran, però con tanto di conferenze stampa a Hollywood, pagine su Variety, ufficio di produzione negli studios. Film di fantascienza dal titolo “Argo”. Il ministero della cultura iraniano abbocca alla richiesta e acconsente a una troupe di tecnici di effettuare i sopralluoghi. Così i sei americani, con nuove identità canadesi, si fingono cineasti e riescono a uscire dall’ambasciata e, passando attraverso le strette maglie dei controlli iraniani, a imbarcarsi su un volo per la Svizzera. Per loro, nonostante le paure iniziali e la diffidenza circa la riuscita di una simile operazione, l’incubo finisce con il decollo dell’aereo e l’uscita dagli spazi aerei iraniani. Mendez diviene un eroe, ma solo a fine carriera, quando l’operazione viene desecretata.
Ben Affleck attore mantiene la propria recitazione come un motore al minimo, senza strafare. Brillano invece, e quasi gigioneggiano, due vecchie volpi del cinema americano, Alan Arkin e John Goodman, a cui il regista affida rispettivamente i ruoli del produttore di “Argo” e dell’esperto dei trucchi e degli effetti speciali.
Da vedere assolutamente.

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