Ho letto “Abito da sera” di Yukio Mishima

“Ah, organizzeremo una festa meravigliosa, nessun ospite vorrà andarsene prima delle due o delle tre! E saranno tutti in abito da sera!”
Sembra scritto con la mano sinistra, tanto rimane in superficie, rispetto ad altri suoi romanzi. Eppure anche questo romanzo di Mishima ha un suo fascino. Che non è quello del jet set giapponese e del mondo diplomatico internazionale qui abbondantemente descritti (e resi grotteschi). Il misogino Mishima rende affascinanti i due personaggi femminili, la suocera (Donna Takigawa) e la nuora (Ayako), singolarmente messi in rilievo ma senza scavare troppo nella loro reciproca sudditanza. Così lascia trionfare le due donne, mentre i personaggi maschili, a cominciare dal novello sposo Toshio, via via sbiadiscono.
“Abito da sera” sembra iniziare come un melodramma alla Douglas Sirk ma circa a metà, con il viaggio di nozze di Toshio e Ayako a Honolulu, vira decisamente verso la commedia. E tale rimane, dando una sensazione di incompiutezza.
Era certa di stare interpretando, con il giusto distacco in quel momento, il ruolo della nuora perfetta.

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