Ho visto “Love Is All You Need”

Troppo seria è la vicenda di Ida, la protagonista del film, per scherzarci su. Parrucchiera ammalata di cancro, operata al seno, termina la chemioterapia e resta in attesa con le sue comprensibili paure. La sua è una parabola personale all’interno del film che poco si integra con il resto: attorno si muove una manica di cialtroni degni delle peggiori commedie. A cominciare dal marito Leif, imbianchino grossolano che si fa sorprendere da Ida, appena uscita dall’ospedale, a trombare (non mi viene altro termine…) la giovane contabile dell’azienda per cui lavora. La loro figlia Astrid sta per sposare Patrick, un matrimonio che si celebrerà in Italia, a Sorrento (spottone pubblicitario per la località campana), dove il padre ha una bellissima tenuta. Philip (Pierce Brosnan), vedovo rinunciatario di fronte a qualsiasi avventura sentimentale, di professione produce e commercia a livello planetario frutta e verdura.
Dunque il gruppo si trasferisce nella bellissima villa sulla costa per i festeggiamenti. Philip, prima irritato dalla compagnia con cui si ritrova, è attratto dalla sensibilità di Ida, sconvolta dal fatto che Leif si presenti con la sua nuova fiamma al matrimonio della figlia. Kenneth, l’altro loro figlio, che ritorna ferito dal servizio militare, prende a pugni il padre per la sua disinvolta esibizione. Poi c’è una cognata di Philip, rossa giunonica, single con figlia alcolizzata a carico, che non lo molla un attimo. Ma non basta. Il matrimonio va a monte perché Astrid e Patrick paiono non aver riflettuto abbastanza, tanto più che il ragazzo, scoperto un proprio coté gay, è attratto da Alessandro, il famiglio del posto.
Tutti tornano a Copenaghen, dove Leif vuole riprendere il posto accanto a Ida. Ma c’è ancora il ricco Philip, vero e proprio ‘deus ex machina’, che in ogni situazione del film sistema sempre tutto con i soldi. Si precipita dalla ‘petnoira’ e…. si ritrovano a Sorrento.
L’incanto della costiera (i limoni sono i veri protagonisti del film) fa da contrasto al design e all’architettura di Copenhagen. Chissà se Susanne Bier, premio Oscar nel 2011 per il miglior film straniero con “In un mondo migliore”, ha mai visto “Avanti!” di Billy Wilder (1972). Il figlio di un miliardario americano e la figlia di una manicure inglese si incontrano a Ischia per il funerale dei genitori che per lungo tempo sono stati amanti segreti e si ritrovavano un volta l’anno sull’isola. Situazione simile: la bellezza del luogo faceva da catalizzatore all’amore tra stranieri in Italia dopo una iniziale avversione reciproca. Una bella lezione del grande Billy anche per l’uso dei caratteristi locali.

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