Ho letto “Sangue caldo, nervi d’acciaio” di Arto Paasilinna

E benché fosse uno scaricatore, d’estate amava a volte fare il signore indossando anche un elegante panama. Possedeva anche una fisarmonica, senza però essere un provetto suonatore.
Sangue caldo, nervi d’acciaio è un romanzo storico e non ha nulla dell’humour della produzione letteraria di Paasilinna. Scritto nel 2006 e proposto soltanto ora da Iperborea, racconta l’epopea della famiglia di Tuomas e Hanna Kokkoluoto attraverso quasi un secolo di vicende finlandesi, all’incirca dalla rivoluzione d’ottobre agli anni ’90. Tuomas è un commerciante con sei figli e al settimo nato viene predetto da una levatrice veggente il giorno esatto della sua morte. Antti, il ragazzo, cresce sano e robusto mentre i genitori vivono la proclamazione dell’indipendenza della Finlandia, definitivamente staccatasi dalla Russia nel 1917, poi la successiva guerra civile tra conservatori bianchi e socialdemocratici rossi. La famiglia è di moderate simpatie di sinistra ma cerca di tenersi fuori dalla mischia e badare soprattutto agli affari, anche in un periodo di grande depressione come i primi anni Trenta. Antti, ormai uomo fatto, partecipa alla Guerra d’Inverno contro l’Unione Sovietica e poi alla Guerra di Continuazione a fianco della Germania, momenti salienti della storia finlandese che il traduttore Francesco Felici compendia con note esplicative al fondo del libro. La Storia, quella con la S maiuscola, è così vista attraverso il filtro delle attività quotidiane della famiglia Kokkoluoto: contrabbando di alcol, commercio di cavalli, caccia alle foche, imprenditori e soldati. Antti, dal canto suo, vive con spavalderia la profezia della levatrice e affronta risse, avventure spericolate, guerre, prigionie, sapendo che la sua data di scadenza è il 12 luglio 1990, quando avrà 73 anni. Nel dopoguerra la sua impresa di attività portuali è quanto mai redditizia, si impegna nella beneficenza e nel volontariato, diviene quasi campione olimpico di tiro a Helsinki ’52, si dedica al sindacato e alla politica, fino a diventare ministro. Il giorno fatidico si appresta a morire circondato da familiari e amici e organizza un banchetto memorabile. Ma alla fine non accade nulla. La profezia era come quella dei Maya e Antti continua a vivere.
Il romanzo dà una idea della storia della Finlandia, compressa tra vicini scomodi come la Russia e la Germania. Ma il sangue caldo e i nervi d’acciaio hanno sempre consentito ai suoi abitanti di resistere, aldilà della semplice adesione a destra e sinistra. Non fosse per questi aspetti storici, il libro non avrebbe grande interesse.
La fisarmonica compare sempre, come nei film di Aki Kaurismäki. D’altra parte la fisa è una tradizione anche finlandese, con grandi artisti quali Toivo Manninen, Viljo Vesterinen, Maria Kalaniemi e tanti altri. E poi c’è la storia, molto particolare, di un brano, Säkkijärven polkka, che risale al periodo della Guerra di Continuazione (1941). Un giorno o l’altro bisogna che la racconti.

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