Ho letto “Il muro invisibile” di Harry Bernstein

Una bella saga di una famiglia ebraica in un sobborgo industriale di Manchester a cavallo della prima guerra mondiale. Il muro invisibile è quello che divide i due lati di una via, povere case in mattoni, tutte uguali. Da una parte vivono gli ebrei, di fronte le famiglie cristiane. Ad unirle sono la miseria e la fame, la mancanza di prospettive e la ricerca continua di espedienti per sopravvivere, la chiamata alle armi per molti giovani. Ma le rispettive usanze e i propri simboli religiosi creano contrasti continui tra le due comunità e solo superandoli si crea una piccola possibilità di riscatto. E soltanto per alcuni. Attorno a Harry – che racconta la vicenda che si svolge nell’arco di un decennio – vediamo crescere i sogni e le speranze dei suoi fratelli e sorelle, mentre i genitori rimangono ancorati all’immobilità delle tradizioni.
Un libro che fa riflettere sui guasti prodotti dalle religioni nei secoli – e ancora oggi -, sulla mancanza di tolleranza e di rispetto verso chi professa fedi diverse o ha scelto di non professarle.
La storia della famiglia di Harry Bernstein prosegue con altri due volumi, “Il sogno infinito” e “Il giardino dorato”.
Quell’inverno nevicò una volta sola. Cominciò a fioccare un pomeriggio, da un cielo giallastro, e la neve che scendeva pareva scura, quasi cristalli di fuliggine invece che neve.

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