Ho letto “Gli onori di casa” di Alicia Giménez-Bartlett

Non sono una donna fatta per le sfide, la mia mente non si affina davanti alle difficoltà, né il mio impeto raddoppia davanti alle barriere.
Per la prima volta nella sua carriera Petra Delicado si trova a dover indagare su un “caso freddo”, ovvero una vicenda di cinque anni prima, già chiusa e ora riaperta su sollecitazione di una vedova per nulla convinta di come sono andate le cose. Suo marito, un facoltoso imprenditore tessile con il vizietto delle giovani prostitute, era stato ucciso nell’appartamento dove era solito coltivare il suo ardore sessuale. Omicidio per rapina, così era stato archiviato il caso, ad opera del protettore con il concorso della peripatetica, tal Julieta Lopez.
Il nonno è andato a farsi una trombatina e tra la puttana e il magnaccia gli hanno portato via perfino la dentiera.
Sollecitati dai superiori, ma poco convinti di arrivare a qualcosa di diverso rispetto a quanto stabilito dalle indagini di cinque anni prima, l’ispettore Petra Delicado e il fido vice Fermìn Garzòn si addentrano nell’intricato mondo degli affari e della famiglia dell’industriale ucciso. Adolfo Siguàn si era sposato due volte e aveva tre figlie, tutte adulte e a loro volta maritate. Nessuna di loro aveva continuato l’attività del padre.
Ogni famiglia è un nido di vipere per definizione.
Ciò che era rimasto irrisolto era l’omicidio del rapinatore, avvenuto due mesi dopo il fatto, mentre Julieta si era fatta tre anni di carcere per poi cambiare vita e sparire da Barcellona. Ora si trattava di rintracciarla e di ricostruire con lei cosa era avvenuto quella sera, posto che Julieta aveva sempre sostenuto, non creduta, che l’omicidio era stato opera di un italiano e non del protettore. Ma non appena Petra la rintraccia, la ragazza viene eliminata.
Ai due investigatori non resta che scandagliare la personalità delle tre sorelle, senza perdere di vista l’ipotesi di una pista italiana. E’ così presto Petra e Fermìn vengono inviati a Roma perché la mano della camorra napoletana nell’omicidio di Siguàn, del protettore e ora di Julieta sembra accertata. Gli spagnoli collaborano fattivamente con il nucleo di polizia italiana che si occupa della vicenda e per loro c’è anche spazio per una sorta di vacanza romana. Con tanto di citazione per Audrey Hepburn e Gregory Peck a bordo della mitica Vespa. Garzòn sembra addirittura fuori di testa per il cibo italico e per le vestigia di Roma antica, tanto che riesce a tornare nella capitale italiana anche una seconda volta e da solo.
“Fermìn, lei non è un antico romano ma un piedipiatti di Salamanca.”
Renderei un pessimo servizio se andassi oltre nell’anticipare i fatti. Il romanzo come sempre è vivacizzato dallo scontro dei caratteri dei due poliziotti che danno origine a siparietti divertenti: Petra e Fermìn sono tanto diversi quanto uniti quando si tratta di andare a bagnare il becco alla Jarra de Oro per affogare le rispettive tristezze in una schiumosa birra.
Il mio collega aveva già cominciato a decapitare gamberi con la foga di un Robespierre.
Va detto ancora che sulla vicenda aleggia lo spirito di Shakespeare e del suo “Re Lear” che Petra richiama ripetutamente al poco acculturato Garzòn.
Come poliziotto potrei fermarmi qui; ma come persona voglio delle risposte a quello che non so capire.
Era qualche anno che non usciva una nuova storia della serie di Petra Delicado, un po’ mi mancava, ma Alicia Giménez-Bartlett si sta ormai orientando, giustamente, alla scrittura non di genere. Ho letto subito Gli onori di casa e sono andato a salutare l’autrice alla tappa torinese del suo tour promozionale. L’unico appunto che vorrei muoverle è di essersi dilungata troppo nelle vicende coniugali dell’ispettore Delicado. Va bene l’introspezione del personaggio, ma le storie dei tre figli del suo terzo marito sono stucchevoli (ma quante volte ritorna il numero 3?). E non era necessario allungare il brodo fino a 511 pagine.
La realtà si configura e si colora a seconda di come la storia va a finire.

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