Ho visto “Viva la libertà”

Visto dopo il fatidico 25 febbraio abbandona il carattere della commedia politica per assumere quello di un’autentica profezia sulla crisi della sinistra. Eppure il PD non sta facendo i conti con questo film così come non sta (ancora) facendo i conti con i propri errori. Perché l’Enrico Oliveri del film – è inutile girarci intorno – è il segretario di un partito di sinistra che altro non può essere che il PD. Che si sta spazzolando via di dosso il lavoro di Roberto Andò come fosse fastidiosa forfora depositata sulla giacca.
Oliveri, il segretario del principale partito di opposizione è in crisi alla vigilia delle elezioni, vuoi perché i sondaggi lo danno progressivamente in calo, vuoi perché braccato da una direzione decisamente ostile. Cade in depressione e fugge, rifugiandosi a Parigi presso una vecchia amica, Danielle. Quel buon diavolo del suo fedele portaborse, Andrea Bottini, tenta di tamponare con qualche bugia l’assenza del segretario. Ricorda però che Oliveri ha un fratello gemello, un uomo di grande cultura ma sepolto da 25 anni per una malattia mentale nei meandri della sanità pubblica. Giovanni Ernani, già professore di filosofia, la classica goccia d’acqua di Oliveri, accetta con lucida follia il compito di sostituirsi al fratello. E lo fa perfettamente su tutti i fronti: anche con il Capo dello Stato e nell’esilarante confronto con Angela Merkel.
Le sue massime e le sue citazioni vengono prese dai compagni, dai giornalisti e dagli stessi elettori come grandi innovazioni politiche, tanto che il partito riprende quota nei sondaggi fino al fatidico sorpasso alla vigilia delle elezioni. Grazie anche ad un accorato discorso al comizio finale in piazza San Giovanni, dove recita versi di Bertold Brecht da “Lode al dubbio”. Sono parole forti che vanno dritte al cuore delle persone e hanno la potenza dirompente dell’attualità.
Frattanto il vero segretario ritrova se stesso a Parigi, nella famigliola intellettuale di Danielle, che un giorno lontano era stata la sua amante, così come del fratello, in un torbido rapporto mai chiarito.
Il finale ambiguo vede il ritorno a Roma di Oliveri e il contemporaneo allontanarsi di Ernani. Ma poi, l’uomo che siede alla poltrona di comando del partito per le ultime schermaglie prima del voto è il vero segretario?
Citando se stesso – “E mi allontano di spalle nella pioggia…” – Ernani fa una splendida citazione di Oltre il giardino (1979) di Hal Ashby. In fondo il finto segretario è parente stretto del giardiniere sempliciotto interpretato da Peter Sellers, le cui citazioni tratte dal mondo della natura venivano scambiate come argute metafore di carattere politico addirittura dall’entourage del presidente americano.
Film profetico e geniale, nel quale ci si può divertire a individuare nella depressione del segretario Oliveri la fine del partito di Bersani, Veltroni e D’Alema e nella simpatica e lucida follia di Ernani i prodromi del renzismo, quand’anche non del grillismo, insomma di una stagione politica che sta mutando pelle.
Strepitoso è Toni Servillo, impegnato sui due fronti, ma gli è degno contorno un cast d’eccezione, in cui spiccano Massimo De Francovich (il vacuo presidente della Repubblica), Gianrico Tedeschi (il grande vecchio del partito), Valerio Mastandrea (il fido collaboratore Bottini). Ma è l’atmosfera del carrozzone politico e mediatico, con il corollario di gossip e bassezze, che Roberto Andò riproduce alla perfezione. Poi se si vuole si può leggere il film in chiave intimista e freudiana attraverso il rapporto tra i due fratelli. Ma sarebbe un’altra storia.

A CHI ESITA di Bertolt Brecht

Dici per noi va male. Il buio
cresce. Le forze scemano.
Dopo che si è lavorato tanti anni
noi siamo ora in una condizione
più difficile di quando
si era cominciato.

E il nemico ci sta innanzi
più potente che mai.
Sembra gli siano cresciute le forze. Ha preso
un’apparenza invincibile.
E noi abbiamo commesso degli errori,
non si può negarlo.
Siamo sempre di meno. Le nostre
parole d’ordine sono confuse. Una parte
delle nostre parole
le ha stravolte il nemico fino a renderle
irriconoscibili.

Che cosa è errato ora, falso, di quel che abbiamo detto?
Qualcosa o tutto?
Su chi contiamo ancora?
Siamo dei sopravvissuti, respinti
via dalla corrente? Resteremo indietro, senza
comprendere più nessuno e da nessuno compresi.

O contare sulla buona sorte?

Questo tu chiedi. Non aspettarti
nessuna risposta oltre la tua.

Dal comizio del segretario del partito a piazza San Giovanni a Roma

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