Ho visto “La cuoca del Presidente”

Si allunga l’elenco di film sulla cucina, soprattutto francesi, tanto che ora si può parlare di un vero e proprio genere cinematografico. Ma questo Les Saveurs du Palais, ispirato a una storia vera e liberamente tratto dalla biografia di Danièle Mazet-Delpeuch, cuoca personale del presidente Mitterrand al palazzo dell’Eliseo tra il 1988 e il 1990, non è parso all’altezza di titoli precedenti. Colpa della sceneggiatura, che alterna la narrazione dei fatti dell’Eliseo a un successivo lavoro della cuoca Hortense Laborie presso la mensa subantartica francese alle Îles Crozet e finisce con il togliere ritmo ad un film che potrebbe essere più intrigante. E proprio questa è la parte meno convincente.
Hortense è originaria del Périgord, dove si è costruita una solida fama di cuoca attenta alle ricette della tradizione e ai ghiotti prodotti del territorio (foie gras e tartufi soprattutto): proprio per questo viene ingaggiata dalla Presidenza della Repubblica per cucinare i pasti personali del presidente. La donna si scontra subito con gli chef della cucina centrale, gelosi del suo successo, ma appaga immediatamente la gola del suo committente, voglioso di assaporare le ricette di una volta. Un cambio nell’amministrazione, con l’arrivo di un manager molto attento ai conti del palazzo e quindi agli acquisti delle materie prime per i menu, unitamente all’allarme dei medici sull’alimentazione del presidente, fanno desistere Hortense dal continuare la sua opera a palazzo.
La trama è tutta qui, ma il film vive delle ricette e delle stupende preparazioni dei piatti. Non ultima quella della torta saint-honoré che è un po’ il concentrato di tutta la storia: accanto all’evidente peccato di gola c’è il fatto che il Palazzo dell’Eliseo si trova al 55 di rue du Faubourg-Saint-Honoré e che Saint-Honoré è il patrono di pasticceri e panettieri.
Catherine Frot, una lunga carriera di cinema (aveva iniziato nel 1980 con Mon oncle d’Amérique di Alain Resnais) e di teatro, dà il volto alla rinomata cuoca, mentre per il ruolo del presidente il regista Christian Vincent ha scomodato nientemeno che l’87enne scrittore, giornalista e filosofo Jean d’Ormesson, al suo debutto davanti alla macchina da presa. Il grande vecchio, membro degli Immortali dell’Académie française, delinea un Mitterrand quasi arreso ai doveri istituzionali ma dolorosamente ancora incline ai piaceri della gola.

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