Ho letto “Maigret perde le staffe” di Georges Simenon

Ogni quartiere di Parigi, ogni classe sociale ha, per così dire, il proprio modo di uccidere – così come ha il proprio modo di suicidarsi.
E’ la terza volta che mi imbatto in una inchiesta di Maigret che si svolge nell’ambiente dei tabarin, sicuramente ce ne saranno altre nella vastissima produzione di Simenon. Sembra quasi che il morigerato commissario (non per quanto riguarda il bere…) se le vada a cercare. In precedenza avevo letto Maigret al Picratt’s e La ballerina del Gai Moulin. Evidentemente l’ambiente peccaminoso lo attira, tralascia altre inchieste che ha sottomano e si immerge nell’atmosfera fumosa e ricca di effluvi alcolici, e non solo, dei night-club.
Non solo le note del jazz che filtravano dalle porte dei night davano all’aria una vibrazione diversa, ma anche i passanti erano diversi e i taxi notturni cominciavano a riversare la loro clientela mentre una nuova fauna passava e ripassava dall’ombra alla luce.
In questa storia è proprio il proprietario di night Emile Boulay ad essere ritrovato cadavere dopo tre giorni di sparizione. La famiglia, allarmata, si era già rivolta alla polizia prima del ritrovamento con un cognato, Antonio Farano, naturalmente italiano e gestore di night pure lui. Maigret ricostruisce attraverso testimonianze la figura di Boulay, un uomo irreprensibile, tutto famiglia e night. Ne gestiva quattro. In apparenza senza nemici. L’inchiesta dà l’occasione a Maigret di ciondolare per i locali dell’ucciso, tutti inscritti in un’unica zona di Parigi.
Nella mente di Maigret prendeva forma una sorta di mappa, quella di una piccola parte di Parigi dove tutto lo riportava.
Da metà libro, circa, il commissario ha intuito come si è svolta la faccenda e impiega la parte restante per stringere il cerchio attorno al sospettato, prima ancora di aver trovato il movente.
Era capitato altre volte, anzi parecchie volte, mai però in modo così preciso, così caratteristico. Tu avanzi in una certa direzione, con tanto più accanimento quanto meno sei sicuro di te o quanti meno elementi hai in mano.
L’inquietudine di Maigret, che diventerà vera e propria incazzatura, è data dal maldestro tentativo di certi esponenti di quella zona grigia ai margini del mondo degli affari di gettare uno schizzo di fango sulla sua onorabilità. Insomma, circolano voci che il commissario prenda soldi per aggiustare certe situazioni. Quindi per il malcapitato all’origine di queste calunnie nessuna pietà! Scritto nel solito nessun luogo di Noland, nel cantone Vaud (Svizzera), nel 1962.
Un paio di ragazze rivolsero la parola a Maigret, che camminava con le mani dietro alla schiena.

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