Ho visto “Gli amanti passeggeri” di Pedro Almodòvar

Non so se catalogarlo come boiata pazzesca o cagata galattica. Dopo dieci minuti volevo uscire dal cinema (non mi capita mai), poi ho resistito sperando in qualche colpo di scena. In realtà ogni cinque minuti ho guardato l’ora e atteso con ansia la fine di uno dei film più insulsi che abbia mai visto. Dicono che Almodòvar sia tornato al cinema gioioso delle origini. Ma quello che allora era divertente intemperanza ora è stucchevole noia. Soprattutto non fa ridere né sorridere e per un film che vorrebbe essere una commedia è un fallimento totale.
Il regista piazza la macchina da presa davanti e appena fuori la cabina di pilotaggio di un improbabile aereo e si inventa una sorta di camera café che ha per protagonisti l’equipaggio (due piloti bisessuali, tre steward decisamente molto gay, una hostess svaporizzata) e passeggeri altrettanto improbabili: un killer, un finanziere bidonista in fuga, una veggente che fiuta disastri ed è vogliosa di perdere la verginità, una matura signora del gossip, una coppietta che si presume regolare… Tutti con le loro microstorie che tuttavia, raccolte in una sceneggiatura abborracciata alla meno peggio, non fanno un film.
Come spesso accade al cinema, il trailer promette e la pellicola non mantiene, anzi quegli spunti che nella promozione paiono divertenti (la coreografia gay a suon di disco music, ad esempio) nel film finiscono annacquati in una volgarità inutile e disturbante. E il regista si è pure giocato malamente la presenza di Antonio Banderas e Penelope Cruz.

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