Ho letto “Un uomo di fascino” di David Lodge

Una lacrima gli scende da un occhio lungo la guancia e si perde nelle radici dei baffi ora grigi e piuttosto disordinati, quei baffi con cui, nel momento del suo massimo fulgore, solleticava le parti intime di Rebecca.
Forse è bene dopo aver terminato il libro che consta di ben 700 pagine e letto la quinta e ultima parte che racconta le ore finali della vita di H.G. Wells (1866-1946), ritornare a rileggere la prima parte, un’ottantina di pagine, in cui lo scrittore nel 1944 affronta impavido i bombardamenti tedeschi su Londra, gioca a rimpiattino con la morte, riceve il figlio Anthony e un misterioso personaggio (chi altri è, se non se stesso?) che lo incalzerà per tutto il libro con impertinenti domande sulla sua vita, di cui conosce tutto ma vuol sentirsi ripetere la sua versione.
E’ un modo alquanto bizzarro quello di David Lodge di costruire la biografia di H.G. Wells, lo scrittore inglese che tra la fine dell’Ottocento e la Prima guerra mondiale ha praticamente inventato la narrativa di fantascienza, per poi dedicarsi ad altri generi letterari e lasciando una sterminata bibliografia.
Il filo conduttore di questa narrazione – oltre naturalmente alla vastissima produzione letteraria dello scrittore – è l’atteggiamento a dir poco disinvolto avuto da Wells nel corso di tutta la sua esistenza nei confronti del gentil sesso, complice comunque un clima sociale e politico in cui si sentiva fortemente la volontà di emancipazione, anche sessuale, della donna.
Somerset Maugham le aveva chiesto un giorno, con un sorriso che sembrava più un sogghigno, in che cosa consistesse il segreto dell’attrattiva sessuale esercitata da H.G., un uomo che aveva il doppio della sua età, non particolarmente bello, alto solo un metro e sessanta e con la tendenza a ingrassare.
Di mogli ne ha avute due, Isabel e Catherine/Jane, entrambe più attratte dal letterato che dall’uomo e poco disposte a una pratica sessuale esuberante come lui richiedeva. Poi una pletora di amanti, alcune principali, vissute parallelamente al secondo matrimonio, con la moglie consenziente a patto che non chiedesse mai il divorzio. “Il mio matrimonio con Jane non è un vero matrimonio, è una specie di associazione pratica”. Così è stato e Jane è diventata il suo fedele punto di riferimento nonché amministratrice dei beni di H.G.
E accanto alle varie studentesse, ammiratrici, figlie di amici, promettenti scrittrici, addirittura probabili spie – Amber Reeves, Rosamund Bland, Moura Benckendorf, Rebecca West e tante altre – il nostro Wells nei ritagli di tempo si esercitava con quelle che i francesi definiscono ‘passades’ e che noi potremmo chiamare semplicemente ‘una botta e via’.
“Ho avuto un sacco di relazioni, ma l’amore non c’entrava nella maggior parte dei casi. Per quanto riguardava me – e anche la maggior parte delle donne – si trattava solo di dare e ricevere reciprocamente piacere.”
A volte erano relazioni molto pericolose, tali da mettere in pericolo sia la sua fama letteraria, sia l’impegno politico tra i Fabiani di cui era esponente di punta, sia il suo prestigio nella società inglese. Ma non sembri Un uomo di fascino una mera elencazione degli atti sessuali dello scrittore, anche se Lodge è molto bravo nel condurci attraverso i vari boudoir. Ciò che emerge in questo romanzo biografico è lo spaccato della letteratura, non solo inglese, tra fine Ottocento e la seconda guerra mondiale. Aldous Huxley, G.B.Shaw, Henry James, Gorky, Nabokov, Wilde, D.H.Lawrence si avvicendano per tutto il libro mentre Wells mette a punto, romanzo dopo romanzo e toccando vari generi, la propria iscrizione nella Storia della Letteratura.
David Lodge con pazienza infinita compie un lavoro eccellente attingendo alle numerose opere di saggistica e narrativa di Wells, alle lettere, ai due volumi della sua autobiografia, nel cui poscritto chiede che gli esatti riferimenti alla sua vita sessuale vengano resi noti soltanto dopo la morte dell’ultima delle donne menzionate. In fondo, una carineria nei loro confronti dopo che gli hanno fornito abbondante materia prima per i suoi romanzi.
Spiace tuttavia che un libro così bello e intrigante sia infarcito di refusi macroscopici che ne inficiano la lettura e confermano la sciatteria della casa editrice che lo ha pubblicato.

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