Ho visto “Hitchcock”

E’ sempre impeccabilmente di nero vestito, con giacca e cravatta, sul set e anche quando deve raccogliere le foglie accumulate sul pelo dell’acqua in piscina o potare le rose, al massimo si copre la testa con un cappello di paglia. E’ la postura che affascina di Hitchcock, con la schiena arquata all’indietro per controbilanciare il peso della pancia. Una pancia che il buon Alfred alimenta con bulimiche incursioni nel frigo di casa dove conserva cibi sopraffini che si fa spedire direttamente dalla Francia. Foie gras! Vinto il momentaneo rifiuto nell’identificare il volto di Anthony Hopkins in quello del regista londinese, non resta che apprezzare la grande professionalità con cui si è calato nel difficile ruolo. Da lontano è perfetto, la silhouette è la sua, ma poi lo è anche nello humour ribaldo che noi orfani di una televisione d’antan abbiamo apprezzato quando il telefilm (in bianco e nero) era d’autore.
Lo scrittore Stephen Rebello coglie il maestro del thriller a sessant’anni, in un periodo di scarsa vena creativa da cui esce con il suo capolavoro, Psycho. “Alfred Hitchcock and the Making of Psycho” è un libro del 1990 (uscito in Italia nel 1998, ripubblicato nel 2008 e ora nuovamente in libreria, sempre edito da Il Castoro, sulla scia della sua riduzione cinematografica). Il film di Sacha Gervasi, come il libro, racconta la genesi di Psycho, dopo che Hitchcock, rifiutata un’infinità di copioni, è venuto in possesso del romanzo di Robert Bloch che racconta le gesta (vere) di Ed Gein, il pluriomicida del Wisconsin. Un romanzo di scarso successo che Hitchcock riesce a valorizzare, con l’aiuto della moglie Alma, nella sceneggiatura che tutti conosciamo. La Paramount, con la quale il regista è sottocontratto, si oppone alla realizzazione della pellicola e se ne riserva eventualmente la distribuzione. ‘Hitch’ caparbiamente la produce da sé, arrivando a ipotecare la sua lussuosa casa. Sceglie gli attori e inizia le riprese.
Durante la lavorazione Hitchcock ha alcune paranoie: è visitato dal fantasma di Ed che continua a dargli dei suggerimenti, è terrorizzato da un possibile tradimento della moglie, sceneggiatrice di talento ma relegata a un ruolo secondario all’ombra del marito. Inoltre insegue il mito di tutta la sua vita, l’ossessione per le ‘bionde’, sempre presenti nei suoi film. Qui è Scarlett Johansson a interpretare Janet Leigh, mentre James D’Arcy è un Anthony Perkins particolarmente somigliante. Un debole il regista doveva avere per Vera Miles, che interpretava la sorella della protagonista (qui è Jessica Biel), e che con lui aveva lavorato ne Il ladro.
Il film ci regala alcuni momenti indimenticabili. Alla prima di Psycho il regista spia le reazioni del pubblico da ogni angolo e alle scene madri, dietro un tenda, attende le urla di spavento e le dirige a braccia alzate come un invisibile direttore d’orchestra. La scommessa è vinta, nonostante tutto e tutti il film sarà un successo clamoroso. Non è un caso che Hitchcock sia stato il regista più amato e studiato di tutti i tempi, anche dagli addetti ai lavori. Il suo Psycho è stato vivisezionato in ogni fotogramma e giusto venti anni fa un artista americano, Douglas Gordon, ha realizzato una installazione denominata 24 Hour Psycho, che consisteva nella proiezione dell’intero film rallentato, due frame al secondo, in modo da durare una intera giornata. L’installazione è poi citata nel romanzo di Don De Lillo Punto Omega (2010). Al Moma di New York, nell’esasperato rallentamento dei fotogrammi della scena della doccia, con Anthony Perkins/Norman Bates che accoltella Janet Leigh/Marion Crane, si percepiscono particolari che sfuggono a velocità normale. Si possono contare anche gli anelli della tenda della doccia….
Ma tornando al film oggi nella sale, resta da dire dell’ennesima bella prova di Helen Mirren, la cui bravura invecchia come il vino buono. Si avvicina al personaggio di Alma Reville in modo esemplare per far risaltare il contrasto tra la venerazione per il marito e la voglia di ricercare una propria identità professionale.
Andate con fiducia a vederlo. E’ un film per chi ama il cinema nel profondo.
“Signor Hitchcock!”
“Chiamami Hitch! Ti puoi risparmiare il ‘cock'”

Chissà perché a questa battuta sono scoppiato a ridere…..

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