Ho visto “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino

Coraggioso o presuntuoso? Checché se ne dica, il raffronto con tanti film di Fellini credo sia inevitabile. A mio parere è uscito un film velleitario, logorroico e frammentario e sono sempre più convinto che Paolo Sorrentino abbia raggiunto l’apice con Le conseguenze dell’amore e che dal 2004 in poi si sia artisticamente involuto pur cercando a suo modo strade diverse. Rimane un grande regista ma aspetto invano che sforni una nuova grande opera. Che cos’è La grande bellezza? Un lungo e impietoso affresco della Roma di oggi? O della società italiana odierna? Al montaggio si potrebbe benissimo tagliuzzare qui e là, togliere qualche personaggio che compare all’improvviso e brilla di luce propria senza incidere nel racconto. Ma il risultato non cambierebbe molto. Il film si compone di una carrellata di macchiette (mi verrebbe da dire mascheroni….) che solo Servillo/Jep Gambardella conosce, frequenta, osserva. Scrittore (di un solo libro), giornalista, maestro di un’eleganza eccessiva, personaggio mondano. Anzi lui è la mondanità fatta persona. Ma una mondanità decadente, piena di eccessi e di vizi pubblici e neppure una, nemmeno piccola e privata, virtù. Una mondanità come un grande acquario, in cui pesciolini piccoli come i vecchi conti Colonna, vendono la propria presenza alle feste in modo che i padroni di casa possano dire: “c’erano anche i conti Colonna”. Gambardella osserva e partecipa, commenta fuori campo, un vero ‘deus ex machina’ che sembra muovere tutti i personaggi per poi coglierli e fissarli nel momento delle loro (umane) debolezze. Nuotano tanti personaggi in questo acquario. Lo sfigatissimo regista e scrittore di teatro Verdone (per quanto Sorrentino rifugga dalla commedia all’italiana, i momenti in cui c’è Verdone sono i più godibili del film). La nana regina dell’editoria mondana. Il proprietario di night cocainomane con figlia stripteaser quarantenne (l’improponibile Ferilli). Il maestro di cinema, la santa, il prelato, artisti sempre in cerca di una parte, la scrittrice di partito – quale, lo si può immaginare…. – con vecchi scheletri nell’armadio (bravissima e splendida Galatea Ranzi). Ma il mondo di Jep Gambardella è anche popolato, soprattutto nelle sue passeggiate solitarie, da tante figurine oniriche e non mancano mai le bambine vestite da suorine che sembrano contrapporsi alla volgarità imperante. Pur conscio di questo, Gambardella/Servillo sembra pensare, senza speranza, che è quell’altro il mondo che le aspetta. Male che vada ci sarà sempre una suora-santa superstar.
Questa è la Roma che ci sottopone Sorrentino-Fellini. E per fortuna che ci ha risparmiato i politici! Prendere o lasciare. Io lascio.
Ho apprezzato comunque la fotografia molto ‘leccata’ di Luca Bigazzi e i sorprendenti commenti musicali di Lele Marchitelli.

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