Ho visto “Tutti pazzi per Rose”

Commediola deliziosa, come ormai solo i francesi sanno fare, godibile fin dai divertenti titoli iniziali. Peccato per quel titolo che, come è malaconsuetudine dei distributori italiani, ne insegue uno analogo di successo che non ci azzecca niente, in cui chi faceva impazzire era una certa Mary. Era troppo azzardato mantenere il titolo originale Populaire, che personalmente trovo più accattivante? Come Populaire è uscito in tutti i paesi, tranne da noi. Che poi è il nome di una macchina da scrivere francese, pare realmente prodotta dalla Japy, secolare famiglia di industriali originari dell’Alsazia, poi liquidata una trentina d’anni fa. Siamo nel 1959 e Rose Pamphyle, una ragazzetta finta ingenua della bassa Normandia, lascia il bazar di papà per cercarsi un lavoro in città come segretaria. Lo trova da un giovane assicuratore, millantando capacità eccezionali nello scrivere a macchina. In realtà la ragazza è veloce ma batte solo con due dita (come sto facendo io in questo momento sul pc). Louis Echard, il datore di lavoro, ne intuisce le potenzialità e le propone di iscriverla a gare di dattilografia, a patto che si sottoponga ad un allenamento continuo. Per Rose inizia un periodo durissimo di training tecnico, fisico e psicologico che la porta a vincere prima i campionati regionali poi quelli di Francia. Rose diventa una star. Ottiene contratti pubblicitari, viene ingaggiata dalla Japy che le dedica una macchina da scrivere. Soprattutto vede spalancarsi le porte del campionato del mondo di dattilografia negli Stati Uniti. Frattanto è passato un anno e nella vita di Rose Pamphyle sono cambiate molte cose, anche sul piano sentimentale.
Déborah François e Romain Duris hanno già alle spalle una discreta filmografia. Lei è belga e ha lavorato con i fratelli Dardenne. Il belloccio Duris è noto per L’appartamento spagnolo ed è attore prediletto da Tony Gatlif. In Francia è appena uscito un film che lo vede protagonista, L’Écume des jours, tratto dal controverso romanzo di Boris Vian, nel ruolo di Colin che nella versione cinematografica del 1968 era di Jacques Perrin.
Ma poi c’è Bérénice Bejo, fresca di premio al recente festival di Cannes. E ci sono in piccole parti altri attori popolari come Féodor Atkine, Eddie Mitchell, Miou-Miou. Papà Pamphyle è Frédéric Pierrot, se non vi dice nulla il nome provate a rivedere La guerra è dichiarata, Polisse, La chiave di Sara, Ciliegine.
La selezione di musiche dell’epoca è fenomenale, ma ancor più lo è il lavoro fatto sugli arredi, sui costumi e le acconciature, in particolare quelle delle segretarie. Capelli cotonati e occhiali fuoriserie: un vero spasso!

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