Ho letto “Un covo di vipere” di Andrea Camilleri

Andrea Camilleri evidentemente sta rivoltando i cassetti delle sue scrivanie per farne uscire storie che teneva lì e di cui rimandava la pubblicazione. Preso da smania editoriale (ahi noi, l’età incalza) ora fa uscire di tutto, come spiega in una nota al termine di questo libro. Come il suo creatore, anche Salvo Montalbano rivolta cassetti e scomparti segreti, alla ricerca però di un testamento che possa chiarire la tragica fine del ragionier Cosimo Barletta, se così si può dire, ucciso due volte, avvelenato a mezzo caffè e poi ‘sparato’ alla testa.
Un solo colpo alla nuca, sparatogli a mezzo centilimetro di distanza. Squasi ‘n’esecuzione.  Due mani diverse hanno agito, dunque due assassini occorre cercare. Barletta è un sessantino dalla personalità complessa: strozzino, malato per giovani picciotte, in particolare ventenni, che fotografa e ricatta. Tanti possono essere i soggetti che hanno qualche buon motivo per farlo fuori, compresi i suoi due figli, Arturo e Giovanna. Un covo di vipere è dir poco!
Si era trattato d’amuri. Era possibili adoperari ‘sta parola? Se arriniscivi a superari il disgusto, la nausea, l’orrore, e arrivavi alla sostanzia, forse sì.
Mi tocca ripetere quanto scritto altre volte per le storie di Montalbano: vicenda improbabile con una soluzione prevedibile. Oltre tutto il commissario è messo sulle piste degli assassini da un vagabondo che abita in una grotta non lontano dalla sua casa di Marinella, una figura grottesca che ha attirato l’attenzione di Livia durante la sua comparsa in Sicilia.
No, Montalbà, arrefutati con tutte le tò forze, chiui ogni passaggio all’orribili pinsero che sta tintando di forzari nel tò ciriveddro gli sbarramenti che gli metti davanti.
Fatta la tara alla storia restano però le cose che più mi piacciono e che mi fanno correre a leggerlo non appena esce un nuovo Montalbano. Le prese per i fondelli del pm Tommaseo, il “signori e guistori” Bonetti-Alderighi, le babbiate del perito settore Pasquano la cui massima aspirazione è fare l’autopsia a Montalbano, le sciarratine con Livia e la reciproca avversione tra questa e la cammarera Adelina.
Due sane e solitarie risate me le sono fatte, già solo per questo vale la pena di leggerlo.
“Ma macari mentre uno sinni sta a la sò casa a mangiare lei deve venire a polverizzargli i cabasisi!? Ma lo sa che lei non è un essere umano ma un robot tritacoglioni?”

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