Tyson, perché l’hai fatto?

La notizia mi è arrivata come una coltellata domenica pomeriggio. Per telefono. Era il mio amico Massimo Sereno: “Ciao Ric, ti devo dare una brutta notizia. Hanno beccato Tyson Gay positivo. Anzi, l’ha ammesso lui”. Massimo conosce bene la mia passione per questo velocista, pensavo mi prendesse in giro. Solo dieci giorni prima ero stato a Losanna, quasi esclusivamente per vedere correre lui al meeting della Diamond League: entusiasmante la sua vittoria sui 100 con 9.79, di poco superiore al suo personal best stagionale. Sembrava la stagione giusta per riprendersi lo scettro della velocità, a 31 anni. Ma perché mi sono appassionato alle vicende di Tyson Gay. Per spiegarlo devo fare un salto indietro di diversi anni e rispolverare un mio scritto del 2005, una corrispondenza che avevo fatto per la società sportiva di cui sono stato presidente per diversi anni, l’Atletica Pont Donnas, da Helsinki per i Mondiali di quell’anno. Allora scrivevo:

Giobia 11 agosto, mattino. Tifo Gay. Il nuovo che avanza, 23 anni e classe da vendere. Lo osservo tutte le mattine fare colazione nel mio albergo, l’Hilton Strand. Con lui una signora e due bambini, non credo sia la moglie, magari una sorella o una manager. Tyson Gay dall’inizio della settimana ha lasciato il villaggio atleti e si è trasferito qui con Wallace Spearmon (21 anni). Gli sono andate di traverso le “pratiche” di iniziazione dei senatori della squadra USA. In pratica, il nonnismo c’è anche nell’atletica americana. Gay e Spearmon non hanno accettato. Spiega John Capel (27 anni) altro finalista dei 200 stasera con Justin Gatlin (23 anni come Gay) già vincitore dei 100, tutti insieme hanno i migliori 4 tempi e la finale si prospetta incerta per l’ordine d’arrivo ma tutta di marca statunitense: “The older guys pick on the little guys. The same thing goes on in every other sport” (da International Herald Tribune di oggi). Per questa sua piccola ribellione Tyson Gay mi è diventato ancora più simpatico. Ha atteggiamenti un po’ sopra le righe. Un po’ serio e un po’ spaccone. L’altra mattina facendo colazione ha piantato due sonori e disinvolti rutti in mezzo alla sala. Credo che tenga molto a vincere il titolo dei 200 e a dimostrare qualcosa. Ieri in semifinale è stato proprio bello, una splendida curva, 20″27 con ‘sta pioggia e ‘sto freddo! Il fisico è sottile. Un po’ mi ricorda John Drummond, quello della sceneggiata ad Atene lo scorso anno cacciato per la falsa partenza sui 100. Stamattina Gay si toccava insistentemente la coscia destra. Speriamo bene. Il mio amico Massimo Sereno (sarebbe ancora un grande allenatore se lo volesse…), con il quale ogni sera commento telefonicamente in diretta le gare, scherzava quando gli parlavo di Tyson Gay: “Ma che, Mike Tyson è diventato gay?”. Scherzi a parte ci piace questa nuova generazione di atleti americani “puliti” o così pare. I tecnici hanno saputo fare un lavoro di ricambio eccezionale. Prendiamo Tianna Madison (20 anni) che ieri ha vinto il lungo migliorando il personale sotto una pioggia infame. E’ una ragazzina minuta, elastica, veloce ed esplosiva, ma lontana da quegli stereotipi di masse muscolari a cui l’atletica yankee ci aveva abituati. Grandi USA, almeno nell’atletica. E non è finita qui.
E poi nuovamente il giorno dopo:
Venerdì 12 agosto. Tyson Gay mi ha tradito. La sua gara ieri sera è stata insulsa. Se l’è fatta sotto! È arrivato quarto sui 200, dopo Justin Gatlin (chapeau – anzi Capel – per la doppietta), Wallace Spearmon e anche John Capel che era battibile. Un curva pessima e un rettilineo da dimenticare. E io che sono stato a prendere freddo allo stadio fino alle 22 per vedere la finale! Stamattina a colazione non era allegro come gli altri giorni.

Questo era Tyson Gay nel 2005. Due anni dopo, ai Mondiali di Osaka, ho assistito al suo trionfo, con tre ori, 100, 200 e 4×100. La sua stagione migliore, in cui già si intravede però l’astro nascente Usain Bolt. Passano altri due anni e sono a Berlino, Mondiali 2009. Tyson cede sui 100 al fenomeno Bolt ed è argento con 9.71 e non partecipa ai 200 per guai all’adduttore sinistro. I malanni muscolari sono una sua costante, spesso lo hanno messo fuori causa nei momenti migliori. Gli anni pari sono i più sfortunati, guarda caso quelli olimpici, tra incidenti e sfighe varie. Così non racimola altro che una medaglia olimpica, l’argento con la 4×100 nel 2012 a Londra dove pure chiude quarto sui 100 per un solo centesimo con 9.80, per quella che viene considerata la medaglia di legno più veloce della storia.
Fino a domenica ho seguito passo dopo passo la carriera di Tyson Gay, appassionandomi a un campione come ciascuno si costruisce un idolo nello sport o nella canzone o nello spettacolo. Lui era il mio velocista prediletto, il legame che ancora mi teneva attaccato all’atletica leggera. Al di fuori della stagione agonistica andavo a cercare notizie sul suo sito, lo seguivo su facebook. Sembrava pulito, visto anche il suo impegno per uno sport corretto. Forte e sfigato, vincente e perdente, le discese ardite e le risalite, come cantava Lucio Battisti. E poi uno che tifa Toro non può certo tifare Usain Bolt: tifa Tyson Gay. Mi ricordo che, sedicenne, dopo una pessima gara ai campionati italiani, il mio allenatore Marcello Pagani mi disse una frase sconcertante tanto era banale: solo chi cade risorge. Quella frase mi è rimasta impressa e mi ha accompagnato per quasi cinquant’anni. Tyson è risorto tante volte ma adesso sarà agonisticamente impossibile, moralmente forse sì. Gli avvoltoi sono già in azione e il suo palmarès è da riscrivere. Mi domando fino a quale data. Credo che chiuderò con la passione atletica e con gli idoli sportivi di qualsiasi disciplina (il caso Armstrong ancora duole…) Tyson, perché l’hai fatto? Voglio saperne di più.

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