Ho letto “Il segreto di Angela” di Francesco Recami

Erano persone di una certa età e di una certa esperienza, pertanto nella maggior parte dei casi verso una cert’ora uno dei due, l’ospitato, toglieva il disturbo e se ne tornava nel proprio appartamento e alle proprie comodità.
Ormai mi sento come a casa in questo stabile con appartamenti di ringhiera nella zona di via Porpora a Milano. Al terzo libro conosco praticamente tutta la fauna eterogenea che vi abita: l’Amedeo Consonni con le sue strane manie da pensionato, il nipotino Enrico che abbiamo conosciuto bene in Gli scheletri nell’armadio, quella ficcanaso della signorina Mattei-Ferri gossipara incallita e attenta lettrice di rotocalchi anche non recenti, l’anziano De Angelis proprietario di una Bmw Z3 roadster 3.2 24 valvole che accarezza continuamente come fosse una bella donna, l’Angela Mattioli che…ecco appunto l’Angela.  L’idea del cretino su come fosse stata la mia giornata stava a mezzo tra la più pallida e la benché minima….
Tre quarti della storia sono occupati da una lunga confessione autografa di questa giovane insegnante di lettere – giovane si fa per dire perché ha raggiunto la cinquantina – con cui, dopo inutili tentativi di farlo a voce, tenta di spiegare all’Amedeo, con il quale ha una storia non più tanto segreta, come mai ha lasciato la scuola anzitempo e come riesce a mantenersi senza neanche aver raggiunto la pensione. Angela Mattioli inizia a raccontare il suo segreto e lo fa partendo da come era la sua vita precedente, quando aveva un marito un poco distratto – Dopo quegli squallidi tre minuti lui era già lì che russava e io, a quel punto, dovevo alzarmi e mettermi a correggere i compiti… – e una figlia adolescente, una suocera, una madre a carico e due fratelli che lasciavano a lei l’incombenza di occuparsene.
La servitù vi rendete conto? L’imbecille mi viene a parlare della servitù e dei rapporti che bisogna tenere con questa, io che guadagno 100 euro al mese più della “servitù” e che me la devo tenere stretta, la signora che aiuta mia madre.
Non propriamente una vita brillante dunque quella della signora Mattioli. Ma un giorno il rapimento in Sardegna di un suo allievo, rampollo di una famiglia milanese molto più che agiata, scombina totalmente la sua vita. Angela viene così proiettata in un vortice incontrollabile, una sequenza difficile da credere e ancor più da raccontare. Era successo che Angela si era rammentata di un tema in classe in cui il ragazzo parlava del suo desiderio di avere quattro milioni di euro per sistemarsi nella vita. Proprio la cifra chiesta come riscatto dai presunti rapitori.
…e un paio di chili di troppo, sulle cosce e sulla pancia, come diavolo mi vesto per essere presentabile?
La sbalorditiva avventura dà anche modo all’insegnante di scoprire qualche aspetto della vita che aveva dimenticato se non addirittura mai conosciuto a fondo. Gli uomini per esempio… In vita mia non mi era mai capitato di vedere un uomo, pur più vicino ai cinquanta che ai quaranta, così bello… Sesso a go-go quindi, prima in nave e poi, a lungo, durante la sua scappatella in Sardegna. Intanto la scuola e la famiglia si allontanano sempre di più e al suo ritorno la vita è completamente diversa.
Dunque presi il mio vecchio cellulare e lo buttai in mare, il che a pensarci adesso fu un gesto simbolico di una certa rilevanza.
Non sto a svelare il resto della vicenda, mi sembra di aver già detto abbastanza. Recami ha una scrittura brillante e tocca gli stereotipi della vita odierna, insomma mi diverte molto, pubblica con puntualità annuale da Sellerio e al termine di ogni storia lascia sempre aperto uno spiraglio su quella successiva. Qui termina con queste parole:
E che non era colpa sua se la busta era scomparsa e non si trovava più. C’è da giurare che la prossima vicenda della casa da ringhiera riprenderà proprio da quella misteriosa busta…. Consiglio ai potenziali lettori di questo scrittore fiorentino di iniziare con La casa di ringhiera (2011), proseguire con Gli scheletri nell’armadio (2012) e poi di leggere il terzo.
La dimensione del sogno tende a scomparire, con l’età, semplicemente perché non c’è più tempo per realizzarla.

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