Ho letto “In autunno cova la vendetta” di Philippe Georget

Tenente… Erano oltre quindici anni che un governo aveva fatto finta di modernizzare la polizia semplicemente americanizzando i gradi, ma lui faceva ancora fatica ad abituarsi. Ritrovo finalmente Gilles Sebag, il poliziotto di Perpignan, dopo averlo incontrato lo scorso anno in D’estate i gatti si annoiano, un noir che mi ha intrigato molto. Ora non è più estate. Nel Rossiglione (praticamente la Catalogna francese, quell’ultima propaggine di Francia prima di salire a La Jonquera e scendere a Girona, oppure, prima di arrivare al bianco paesino di Cadaqués lungo la costa frastagliata) è la stagione delle piogge e i torrenti si ingrossano. Sulla vita coniugale del tenente Sebag pende dal libro precedente un piccolo interrogativo: la moglie Claire lo avrà davvero tradito? Con questo malevolo tarlo nel cervello si butta nelle indagini che gli toccano, con tenacia, con fiuto straordinario (ci arriva sempre un minuto prima degli altri colleghi) anche se…
Da qualche anno il lavoro gli risultava pesante. La routine, la violenza, la mancanza di riconoscenza tra colleghi e il disprezzo della gente.
Sebag è anche padre affettuoso di due adolescenti e quando la figlia distrutta dal dolore per la morte di un coetaneo in un incidente col motorino gli chiede di indagare, anche se il caso non è di sua competenza, farà di tutto per accontentarla.
Ma la vicenda principale di cui è chiamato a occuparsi è l’omicidio in casa di un mite settantenne, apparentemente senza nemici. Il vecchio è un appartenente alla comunità pied-noir, i reduci dall’Algeria, che vive di ricordi e rimpianti dopo il rimpatrio avvenuto nel 1962.
“Sa la nostalgia è sempre forte per noi. E molto spesso, più s’invecchia più diventa profonda”.
Il tenente Sebag sa ben poco di quelle storie, posto che l’omicidio potrebbe essere un regolamento dei conti risalente a quel periodo, ma la sigla OAS tracciata con la vernice sulla porta di casa dell’ucciso non sembra lasciare dubbi.
Lei non può immaginare l’arcaismo e il maschilismo della società pied-noir dell’epoca.
Dunque è la famigerata OAS, il brodo di cultura di questo e degli omicidi che verranno. E Philippe Georget ci chiarisce poco alla volta – un meccanismo tipico di questa letteratura – i fatti di allora, inserendo qualche capitolo esplicativo in mezzo alle vicende di oggi.
Esercito e FNL hanno firmato il cessate-il-fuoco sei giorni prima. Una pace per gli arabi. Una vergogna – peggio, un vero e proprio tradimento – per il piccolo popolo europeo di Algeri.
Reducismo di destra e fanatismo di sinistra si mescolano così nella tranquilla Perpignan, complicando gli elementi di un intrigo che alla fine si dimostrerà molto più semplice e lineare di quel che sembra.
Sebag non aveva mai capito le reticenze, per non dire l’ostinazione, che spesso le persone di sinistra avevano nei confronti della polizia.
Intanto però ai poliziotti tocca lavorare sodo in un’area che va da Marsiglia a La Jonquera, da Perpignan a Cadaqués, per individuare l’attempato killer, mentre il panico si diffonde tra i pied-noir, gli ex-OAS, i barbouzes…
Scura o bionda? A La Jonquera la domanda valeva indifferentemente per sigarette, birra o donne.
A questo punto giova andare a schiarirsi le idee sulla guerra d’Algeria con qualche libro o qualche film (Il giorno dello sciacallo, La Battaglia d’Algeri, i romanzi di Albert Camus, il bel film di Gianni Amelio Il Primo Uomo, i libri di un importante scrittore algerino di cui qui si cita l’omicidio, avvenuto pochi giorni prima del trattato di Évian-les-Bains, che è stato Mouloud Feraoun, pubblicati in Italia dalla siciliana Mesogea…). Philippe Georget si è documentato molto e non cita i fatti a caso. Inventa alcuni personaggi ma altri – avverte in prefazione – sono realmente esistiti, come il tenente Roger Degueldre il creatore del feroce commando Delta dell’OAS. Pagine tristi e indelebili della storia francese.
Non si era mai del tutto padroni del proprio destino, non serviva a niente voler anticipare tutto.
Pur inserendo la vicenda in un contesto storico realmente drammatico, Philippe Georget non rinuncia a quei tocchi di ironia e di sagacia che sono un tutt’uno con le caratteristiche umane e investigative di Gilles Sebag (“Lo conosci il proverbio, no?…l’unzione fa la forca”.) di fronte alle quali non si può non sorridere anche quando toccano un tasto un po’ più greve.
La pioggia non si era ancora arrestata: continuava a cadere sorda e copiosa come il getto di urina di un bevitore di birra scura.
Per ora è il mio libro dell’estate: per come mi ha intrigato la trama, per la curiosità di approfondire i fatti che vanno dal 1954 al 1962, per la voglia di tornare a Palafrugell, Palamos, Cadaqués, Girona qui citate.
Non era un ingenuo e sapeva che negli uffici di un commissariato si trovavano altrettanti stronzi che sulle gradinate di uno stadio.

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