Ho letto “La rizzagliata” di Andrea Camilleri

“Ti faccio notare…” “E finiscila con ‘sta camurrìa di ti faccio notare!”
Mi sono ritrovato tra le mani durante le vacanze questo libro di Camilleri su cui avevo sorvolato quando era uscito. E invece è stata un lettura amena, pur non essendo della serie Montalbano. Camilleri ne usa il linguaggio e i ragionamenti e addirittura lo evoca: “Non è che ora ti devi mettiri a fari il commissario Montalbano”. Lo sfondo è quello del mondo dell’informazione, tra quotidiani locali e sede regionale Rai, con giornalisti sempre ossequiosi verso il potere ma pronti a ‘comprare’ informazioni per metterlo in difficoltà o da usare al momento opportuno. Ma la vicenda si snoda – sarebbe meglio dire si annoda – negli intrecci tra banche e politica. Toh, guarda un po’, mica un argomento insolito! Che poi, tra banchieri e politici, sempre di uomini si tratta e gli uomini stanno bene anche in mezzo alle ‘minne’.
Lei, ghittata la sigaretta, allungò ‘na mano amorevoli e tastò a controllare il punto di cottura, come usava chiamarlo.
Una studentessa, una picciotta emancipata, è stata assassinata e incriminato è il fidanzato, figlio di un onorevole. Ma la ragazza a sua volta è figlia del segretario dell’assemblea regionale, con l’ambizione di essere nominato in qualche ente o banca. E’ un bel guazzabuglio per il povero Michele Caruso, direttore della sede regionale Rai, stretto tra mille pressioni circa le notizie da dare – e come darle – relative all’inchiesta. Compresa la petulanza del direttore delle testate regionali a cui deve rendere conto: Passava per essiri un omo brusco che diciva sempri quello che pinsava. Passava, pirchì quello che pinsava non lo pinsava pirchì ne era convinto, ma pirchì accussì in quel momento gli conveniva.
Oltre tutto Caruso è stato anche sposato con la figlia di un senatore, che pur restando a Roma non è all’oscuro delle manovre palermitane.
La trama è ingarbugliata e non ha senso raccontarla. Sembra però ispirata a tanta cronaca nera, a cominciare dal caso Montesi del 1953 per finire, suggerisce l’autore, con l’omicidio di Garlasco. E’ comunque una brutta storia da risolvere e vede nascere contrasti tra gli stessi inquirenti.
Il gip era un omo sicco sicco, occhialetti d’oro, ‘na varbetta caprigna, ‘na voci squasi fimminina, di chiaro caratteri nirbùso. 
Interessanti sono gli ambienti descritti, a iniziare da quello Rai dove negli organici ci sono avvicendamenti improvvisi e promozioni sospette. Per capire il titolo, infine, bisogna arrivare alle ultime pagine. Il rezzaglio o rizzaglio è una rete da pesca, che va bene per i pesci o metaforicamente per gli uomini, come spiega il senatore alla figlia Giulia:
“Piscavo. E siccome la lenza non mi è mai piaciuta pirchì devi aspittari che il pisci s’addecida a viniri da te, io piscavo col rizzaglio. (…) la parti inferiori della riti si chiude. E dintra ci restano i pisci. ‘Na bella rizzagliata”.

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