Ho visto “The Valley of the Jato” di Caterina Monzani

Documentary in Europe n. 17 ha regalato la visione di questo bel documentario diretto da Caterina Monzani e Sergio Vega Borrego. Realizzato da due anni, è stato proiettato in alcune rassegne e ne girerà altre perché non ha trovato ancora una distribuzione e i festival sono l’unico modo per farlo vedere. Film scomodo perché scomoda è la storia che tratta: quella di Pino Maniaci, giornalista televisivo autodidatta che nel 1999 ha rilevato l’emittente Telejato, facendone un baluardo della lotta alla corruzione in un territorio, Partinico e la valle dello Jato, caratterizzato storicamente da una forte presenza mafiosa. Di lui e della sua rete televisiva a conduzione familiare si sono occupate spesso anche le cronache nazionali, per le minacce, i pestaggi, gli attentati subiti. In poco più di un’ora il film di Caterina Monzani, anche con contributi di repertorio, documenta la battaglia per la legalità condotta da Maniaci, di volta in volta contro la speculazione edilizia, l’abusivismo, l’inquinamento. Le immagini ci accompagnano nella redazione di Telejato, durante gli incontri pubblici di Maniaci con i concittadini e con le istituzioni, accanto ai ripetitori dell’emittente, nei momenti di protesta anche eclatanti contro le prevaricazioni.
Caterina Monzani è bolognese e vive a Londra. Ha al suo attivo una decina tra corti e doc. Si è formata attraverso varie scuole per documentaristi iniziando come assistente alla regia presso la torinese Stefilm. La Valle dello Jato venne presentato come progetto proprio a Bardonecchia ed è stato poi realizzato utilizzando i fondi per il sostegno allo sviluppo di BBC-Nfts (National Television&Films School).
Ci sono tante storie da raccontare, anche vicino a casa nostra, e di conseguenza tante cose da appprendere. I bravi documentaristi ci sono, se solo si aprissero più spazi di fruizione…
Un popolare proverbio siciliano apre il film: Chi gioca da solo non perde mai.
(Cu ioca sulu un’perdi mai).

 

 

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