Ho visto “Carnage”

“Carnage” è la splendida trasposizione cinematografica di un testo teatrale, credo già di per sé molto bello se il risultato è quello che vediamo sugli schermi. Roman Polanski, che sposta l’azione dalla Francia a New York, lo contiene in 79 minuti in cui non spreca una sola inquadratura: tutto è leccato alla perfezione. La storia probabilmente è arcinota. Due coppie si incontrano in casa di una delle due perché i loro figli undicenni hanno litigato e uno ha colpito l’altro con un bastone. Un chiarimento è d’obbligo e si tiene in un salotto. Puro teatro da camera, dialoghi serrati. Personalmente sono rimasto un po’ a disagio nella prima parte, quando le due coppie tendono ad affrontarsi secondo gli schemi delle convenzioni borghesi misurando ogni parola, attenti a non fare gaffe, ma infilando ogni due o tre complimenti almeno una punzecchiatura. Molto cortesi tra loro sì, ma anche molto falsi. Proprio come i turineis. Il film ha però preso quota mentre le punture di spillo si facevano via via più graffianti e il quartetto ha iniziato a litigare di brutto. A questo punto mi sono riconciliato con il film. E con la vita. Meglio una salutare litigata in cui ci si dice tutto e di tutto! Coppia contro coppia, marito contro moglie avversa, mogli contro i rispettivi mariti, mariti uniti contro le mogli. Se fosse un film a luci rosse si potrebbe dire che nel quartetto si sono praticate tutte le varianti. Insomma una vera carneficina di parole dove nulla è più risparmiato. Da cult è la crisi di rigetto (nel senso di vomito) di Kate Winslet sui pantaloni del marito e sui libri d’arte della padrona di casa Jodie Foster. Provvidenziale è la cocacola, la cui azione emetica è universalmente conosciuta. O giù o su! Sgradevoli il giusto anche i rispettivi consorti, Christoph Waltz e John C. Reilly. E si ride anche! Polanski affida il finale a una inquadratura in cui i due pargoli giocano tranquillamente in un parco, in barba ai molto più rissosi genitori.
“Il dio del massacro” di Yasmina Reza è stato prontamente pubblicato da Adelphi in vista dell’uscita del film. Prima del film hanno circolato vari applauditi allestimenti teatrali in Francia e negli Stati Uniti, mentre in Italia con il titolo rettificato in “Il dio della carneficina” ha girato per un paio di stagioni una produzione Nuovo Teatro con Silvio Orlando, Anna Bonaiuto, Alessio Boni, Michela Cescon, con la regia di Roberto Andò. Mi sarebbe piaciuto vederlo, ma mi accontenterò di leggere il testo.

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