Ho visto “La sedia della felicità”

Non è un caso se Le dodici sedie, il romanzo pubblicato nel 1928 dalla coppia Ilf & Petrov ha avuto così tanti adattamenti cinematografici. Se ne contano almeno diciotto, in tutte le lingue e latitudini, e il film di Mazzacurati dovrebbe essere il diciannovesimo della serie. Da segnalare in particolare quello del geniale Mel Brooks nel 1970 (Il mistero delle dodici sedie) e l’anno precedente Una su 13 di Nicolas Gessner con Vittorio Gassman, Sharon Tate, Orson Welles e Vittorio De Sica. In effetti il romanzo ha divertito intere generazioni di lettori ed è tuttora un ‘must’ per chi si avvicina alla lingua e letteratura russa. Avevo visto La sedia della felicità allo scorso Torino Film Festival, quando al regista padovano, da tempo incurabilmente malato, è stato assegnato il Gran Premio Torino alla carriera. Solo allora mi sono reso conto di aver visto tutti i suoi film a partire da Il toro del 1994. Per questa sorta di commiato cinematografico il cantore del nord-est (quasi tutti i suoi lavori sono ambientati in Veneto) aveva voluto accanto a sé i suoi attori più amati e fedeli: Giuseppe Battiston, Roberto Citran, Antonio Albanese, Fabrizio Bentivoglio, Silvio Orlando, Natalino Balasso. A questi si sono aggiunti, nei ruoli principali, Isabella Ragonese e Valerio Mastandrea (una sorpresa entrambi) e in parti minori ma sempre significative Katia Ricciarelli, Milena Vukotic, Raul Cremona. Quel che si dice, un cast stellare! E ognuno ha dato il meglio di sé per la riuscita del film.
Adattato il romanzo (le sedie da dodici sono passate a otto), Mazzacurati lo ha ambientato nel Veneto della crisi, dove Bruna è un’estetista che non riesce a pagare le rate del negozio e Dino è il vicino di vetrina, un tatuatore anche lui spiantato. Bruna riceve una confidenza da una cliente in punto di morte. E’ la madre di un bandito e le rivela che in una villa, dentro una particolare sedia, è nascosto un tesoro. Con l’aiuto di Dino, Bruna si mette alla ricerca del luogo e della sedia. Scoprono così che si tratta di uno stock di otto sedie che si sono disperse per il Veneto dopo essere state vendute all’asta. La ricerca è ardua e porta i due a fare gli incontri più bizzarri e a vivere situazioni al limite del surreale. Intanto le sedie vengono rintracciate una ad una e la loro imbottitura sventrata, ma il tesoro non c’è. Rimane solo l’ottava – quella della felicità – individuata in una baita di montagna, dove viene custodita da personaggi più che pittoreschi e soprattutto inconsapevoli…
Si scherza molto e quindi si ride: sulla crisi economica, sulla morte, sull’amore. Ne esce fuori un film delicato e divertente, mai sguaiato, nello stile tipico di Mazzacurati, pieno di macchiette e di gag che resteranno per molto nella memoria dello spettatore. Insieme  alla malinconia per non vedere più altri suoi film. Carlo Mazzacurati è morto il 22 gennaio 2014. Ci mancherà molto.

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