Ho visto “Lunchbox”

The Lunchbox o l’elogio del baracchino, intendendo per baracchino o ‘barachin’ il portavivande di operaia e regionale memoria. Succede che in India questa prassi è ancora in uso, anzi è più sviluppata che mai e attorno ad essa fiorisce una complessa organizzazione per far sì che ogni lavoratore riceva da casa propria il cibo appena preparato. Non è così per Saajan, un impiegato di Mumbai, vedovo e ormai prossimo alla pensione, che per la preparazione dei pasti si affida a un ristorante. Un giorno per errore gli viene recapitata in ufficio la succulenta lunchbox di un altro.  E’ cibo cucinato da Ila che lo prepara con passione tutti i giorni per un marito disattento alle sue attenzioni e che con ricette particolari sta cercando di risvegliarne l’amore. Ila sospetta che il portavivande sia finito a qualcun altro, visto come il cibo è stato spazzolato e la pietanziera ripulita, ma continua a cucinare con la stessa attenzione e aggiunge un biglietto al destinatario nel caso l’errore di consegna si ripeta ancora. Complice l’inossidabile baracchino, tra Saajan e Ila inizia una insolita corrispondenza che giorno dopo giorno si arricchisce di confidenze. Dapprima gli scritti trattano di cucina, poi iniziano i particolari intimi, le storie personali. Ila apre gli occhi sulla propria vita, un trantran noioso accanto a un uomo che quasi sicuramente la tradisce. Anche il suo sconosciuto interlocutore ha una sorta di risveglio interiore. Avviato a un triste pensionamento dopo trentacinque anni di lavoro inutile e incolore, Saajan intravede nella giovane donna un barlume di vita che si riaccende.
I lunchbox del film sono molto particolari, composti da contenitori d’acciaio impilabili agganciati tra loro e infilati in una copertura di stoffa o di plastica. Nell’organizzazione che li ritira nelle case, li trasporta, li recapita ancora caldi negli uffici, li riprende e li riporta alle case di provenienza, lavorano migliaia di addetti per centinaia di migliaia di pasti consegnati ogni giorno. Il trasporto avviene in bici, autobus e anche treno e la consegna fino a 70 km di distanza. Università inglesi si sono scomodate per andare a studiare il sistema, che ha margini di errore bassissimi.
Uno di questi errori è capitato a Ila, tanto che la morale del film è “a volte il treno sbagliato ti porta alla stazione giusta”.
Ila propone a Saajan di conoscersi di persona e l’uomo si prepara accuratamente, ma nel bagno, davanti allo specchio accade qualcosa di imprevisto che lo fa desistere. Scriverà poi alla donna: Il bagno aveva lo stesso odore, esattamente lo stesso odore di quando mio nonno si faceva la doccia… Ma in bagno c’ero solo io e l’odore di un anziano… Non so quando sono invecchiato….
Il film è sentimentale ma non melenso e offre ovviamente riflessioni sulla vecchiaia e sulla vita che trascorre senza segni incoraggianti e lasciando i sogni inevasi. Nessuno compra il biglietto per la lotteria di ieri.
Diretto da un esordiente, Ritesh Batra, e interpretato da Irrfan Khan (attore molto noto per le apparizioni in film come The Amazing Spider-man, Il treno per il Darjeeling, The milionaire e Vita di Pi), The Lunchbox è stato presentato alla Semaine de la Critique di Cannes 2013 ed è stato sceneggiato in partnership con il Torino Film Lab.

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