Ho letto “Il mistero di rue des Saints-Pères” di Claude Izner

Ho iniziato questa lettura a Parigi (quando sono in viaggio ho il vezzo di leggere qualcosa ambientato nel luogo in cui mi trovo) ed è stato il mio primo libro di Claude Izner. Scrittore che non esiste perché è lo pseudonimo di due sorelle parigine che, dopo aver scritto in proprio per alcuni anni, hanno deciso di farlo in condominio, dapprima con i nomi veri e poi con quello “de plume”. Questo è il primo volume (2003) di una serie che ne conta una dozzina, tutti incentrati sulla figura di Victor Legris, giovane libraio, suo malgrado divenuto investigatore, che vive nella Parigi di fine Ottocento. Victor è appassionato di fotografia e d’arte e gestisce una libreria in rue des Saints-Pères insieme al socio giapponese Kenji Mori che a sua volta era stato collaboratore del padre nello stesso esercizio e alla scomparsa di questi ha fatto da tutore al ragazzo. Accade che durante l’Esposizione Universale di Parigi del 1889, quella ricordata per la costruzione della Tour Eiffel (era anche il centenario della Rivoluzione Francese) una serie di morti strane all’interno dell’Expo – persone apparentemente punte da un’ape – inizia a preoccupare le autorità che temono una ricaduta negativa sull’evento. Le povere vittime sono tutte accomunate dal fatto di aver siglato il libro d’onore nello stand del quotidiano Le Figaro un determinato giorno. Ma è un altro giornale che si distingue nel raccontare i fatti, il Passe-partout, per il quale Victor tiene una rubrica letteraria. Il quotidiano si avvale anche della collaborazione di una bella caricaturista, Tasha, che con pochi schizzi è in grado di delineare ogni fatto di cronaca.
“Forse è un’idiozia, ma faccio fatica a cogliere l’importanza di illustrare i romanzi… E’ come duplicare il testo” affermò Victor.
Attratto dall’affascinante Tasha che frequenta il mondo dei pittori parigini – i nomi sono quelli noti a fine Ottocento – e preoccupato per il comportamento misterioso di Kenji, Victor inizia a sospettare che entrambi abbiano qualcosa a che fare con quelle morti, che frattanto si moltiplicano. Le indagini di polizia nella vicenda restano molto in secondo piano. Victor invece prosegue nelle sue congetture, segue ipotesi che si rivelano sballate, ma piano piano stringe il cerchio attorno al colpevole. Quando sono evidenti le modalità di quelle morti, non già colpi apoplettici né punture di api  ma avvelenamenti da curaro attraverso aghi maneggevoli e facili da nascondere, un fatto inaspettato avvicina il libraio alla soluzione.
Sento che sono sulla pista giusta… Prove? Hai delle prove? La polizia va pazza per questo genere di cose. La polizia! Questo ispettore, come si chiama?… Lecacheur? Anche Lecacheur sta seguendo una pista e, prima o poi, stabilirà un legame tra le firme sul Libro d’Oro, risalirà a Kenji, Tasha… e a me!
Il romanzo è ricco di colpi di scena ma soprattutto vale per quell’ambientazione in una Parigi che sta mutando pelle, con la Tour Eiffel che, inizialmente osteggiata e poi snobbata dai parigini, diviene il simbolo della modernità, mentre sul Campo di Marte si dispiega l’Expo con le novità tecnologiche e tutte le invenzioni dell’epoca, gli stand degli altri paesi e  le produzioni in arrivo dalle colonie. Nella girandola di personaggi inventati entrano ovviamente persone reali: i politici dell’epoca, intellettuali, ingegneri e costruttori, inventori e, ovviamente, i pittori, Gauguin in testa.
“Quando i pittori contemporanei ammetteranno che anche la fotografia è un’arte, saranno ormai anche loro dei fossili!” esclamò Victor.

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