Ho visto “Tutto sua madre”

Ha quarantadue anni e un aspetto da bamboccione. Ma vanta già un curriculum cinematografico e teatrale lungo così. Soprattutto teatrale perché è membro della prestigiosa Comédie-Française che rappresenta il teatro di Stato francese. Per conoscerlo in Italia c’è voluto questo film d’esordio alla regia, che ha anche scritto e sceneggiato, adattandolo da un monologo teatrale che lui stesso ha interpretato con grande successo. Titolo: Les Garçons et Guillaume, à table! che in italiano suona “i ragazzi e Guillaume, a tavola!”. Ed è il grido che riecheggia più volte nel corso del film, urlato dalla madre (che poi è lui-même!). Guillaume Gallienne è il nuovo fenomeno dello spettacolo francese e ne dà grande prova con Tutto sua madre.   Guillaume ama sua madre e la imita in continuazione, più per ripicca nei confronti del padre e dei fratelli ribaldi che per reale convinzione. Di conseguenza si costruisce un mondo parallelo nel quale si autoconvince di essere femmina: si atteggia da ragazza e nella solitudine della sua stanza si veste come la mamma. La quale ci mette del suo nell’essere una madre castrante. Il fraintendimento di fondo è che Guillaume non è gay, come tutti credono, perché lui dentro di sé è femmina e quindi è naturale che gli piacciano i maschi. Insomma ci sono tutti gli ingredienti per farne una divertente commedia degli equivoci, con la delicatezza che sanno mettere i cineasti francesi a fronte di operazioni del genere. A cominciare dalla sceneggiatura a cui giova sicuramente essere stata in origine un testo teatrale.
Crescendo, l’imbarazzante ragazzo viene spedito dai genitori ovunque possa riappropriarsi delle sue caratteristiche di genere: in vacanza in Spagna da solo in mezzo ad avvenenti ragazze, in un collegio esclusivo solo maschile, al servizio militare dove viene presto riformato e ovunque, cercando di manifestare la propria indole, viene continuamente umiliato. Restano gli psichiatri e gli analisti, ma anche questi non risolvono la situazione nella direzione che la famiglia vorrebbe. L’ingombrante madre è sempre presente e non sa di essere la causa dei problemi di Guillaume.
Ma in suo soccorso arriva una esuberante e navigata zia. In sostanza gli spiega in modi spicci che non è necessario arrabattarsi tanto per capire di quale carne è fatto. Lo capirà da solo al primo vero innamoramento. Così sarà e il ragazzo ormai cresciutello sorprenderà tutti annunciando di volersi fidanzare e poi sposare con una splendida fanciulla.
Il film è delicato e grazioso, ma non mi ha fatto sbellicare. Si sorride ma non si ride, neppure di fronte alle scene grassocce al collegio maschile e alla visita di leva, neanche quando Guillaume, credendo di voler fare la sua prima esperienza omo, si ritrova a casa di tre nordafricani arrapati.
Va da sé che nei due ruoli – lui e la mamma – Guillaume Gallienne è geniale. Dopo tanti ruoli minori d’ora in avanti lo vedremo spesso in parti importanti al cinema, a cominciare dal film-biografia su Yves Saint Laurent – di prossima uscita in Italia – in cui interpreta Pierre Bergé, il compagno dello stiilista.

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