Ho letto “La Donna del Père-Lachaise” di Claude Izner

L’odore del sangue attira gli squali, come il miele le mosche.
Sono al secondo appuntamento con i gialli di Claude Izner (al secolo le sorelle Liliane e Laurence Korb, due arzille parigine che di mestiere fanno le libraie proprio come Victor Legris, il protagonista di questa saga). La mia prima lettura era stata Il mistero di rue de Saints-Pères (2006), ambientato nella Parigi dell’Expo Universale del 1889. Questa storia lo segue di un anno (sto cercando di leggerli in sequenza – finora in Italia ne sono stati pubblicati sette – così come si dovrebbe fare quando si decide di seguire un filone).
Questa volta Victor Legris riceve la richiesta di aiuto da parte di Denise, la domestica della sua ex amante Odette de Valois. La ragazza, sconvolta, racconta che la sua padrona è scomparsa. L’ultima traccia è un foulard trovato accanto alla tomba del marito Armand, morto in Colombia e seppellito nel cimitero del Père-Lachaise. Pare che la donna da qualche tempo avesse manifestato interesse per lo spiritismo e frequentasse certi salotti poco raccomandabili.
Da diversi anni ormai stiamo assistendo a un’incredibile fioritura di medium, all’apparizione di una vera marea di falsi profeti, che infarciscono di frottole i creduloni, lasciandoli poi in braghe di tela.
Nuovamente Victor si caccia in un’indagine, del tutto ufficiosa ma alla quale, per la sua indole di ficcanaso, non riesce a rinunciare. Per prima cosa va a casa di Odette di cui aveva conservato le chiavi dai tempi della loro relazione, un bel palazzo in boulevard Haussmann. Effettivamente trova un certo disordine e un arredamento macabro che non ricordava. Tuttavia crede di risolvere abbastanza in fretta il mistero della sparizione di Odette. Poi si reca al Père-Lachaise a cercare un barbone, un certo père Moscou, che con il suo comportamento aveva spaventato Denise. Le cose si complicano quando scompare anche Denise, che dopo qualche tempo viene ritrovata annegata nella Senna.
Denise fu strappata al sonno da un picchiettio regolare. Si alzò in camicia e sottogonna. Dal soffitto scrostato colavano piccole gocce… 
Le indagini del libraio si spostano anche alla Corte dei Conti, un edificio bruciato nel 1871, le cui rovine sono abitate da un’umanità varia e disperata. In quel luogo verrà poi edificata la Gare d’Orsay. Il contenuto di una busta trovata a casa di Odette indirizza poi le indagini nel verso giusto. Si tratta di lettere e documenti indirizzati alla sua ex amante e spediti dalla Colombia, il luogo in cui il marito aveva fatto fortuna.
Il medaglione di Odette, il piccolo cuore freddo, detentore di un segreto che lui doveva scoprire.
Ciò che si apprezza maggiormente nei gialli delle due sorelle, aldilà di un plot chiaramente avvincente, è il clima parigino che viene tratteggiato grazie a riferimenti precisi a luoghi e personaggi dell’epoca, come nel caso del palazzo citato dell’ex Corte dei Conti. In più una postfazione ricca di dati ripresi dai giornali di quegli anni aiuta a inquadrare ancora meglio il periodo storico: la Parigi che si rinnova e si avvia al XX secolo, le nuove costruzioni, le scoperte scientifiche, la Francia delle colonie, l’arte, il femminismo che avanza.
“L’amore? Un’invenzione dell’altro sesso per piegarci alla sua volontà. Credetemi, Tasha, amore o no, senza denaro una donna è in balìa degli uomini”.

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