Ho visto “Belle & Sébastien”

E’ impagabile l’esperienza di andare al cinema con i propri nipoti. Per me era la prima volta quando Alessandro (8, quasi 9 anni) e Benedetta (6), calati dalla Svizzera per la settimana di vacanza carnascialesca, un pomeriggio mi hanno letteralmente condotto al cinema. Ora, io non sapevo nulla del film né della serie animata giapponese che l’ha preceduto in tv con varie riproposte nell’arco di trent’anni. Loro invece sembravano molto preparati.
La vicenda si svolge in un paesotto delle Alpi francesi (il film è girato nel Rhône-Alpes) all’epoca della seconda guerra mondiale e dell’occupazione tedesca.  La “bestia” è un cane selvatico e aggressivo, di colore grigiastro, a torto incolpato delle continue stragi di pecore negli ovili. Sébastien è un ragazzino orfano (ma non sa di essere tale perché crede la mamma sia solo andata in America, di là delle montagne…) cresciuto con un vecchio montanaro (Tchéky Karyo) e in un certo senso adottato dall’intera comunità. Non ama andare a scuola e preferisce le scorribande su e giù per i bricchi. Durante una di queste incontra la “bestia” a cui tutto il paese sta dando la caccia per porre fine al’ecatombe di ovini. Dopo la reciproca diffidenza iniziale, i due diventano amici. Tra l’altro, con un bagno ripulente in un torrente alpino si scopre che il cane, peraltro femmina, ha un pelo bianco candido come la neve di quei monti. Sébastien la chiama Belle e soprattutto la difende e la nasconde ai cattivi compaesani.
Ma la vicenda è più complicata. Da quel villaggio passano gli ebrei che, aiutati da gente del posto, scavalcano le montagne per passare in Svizzera e trovare rifugio. I tedeschi sono lì per scoprire chi sono i ‘porteur’ e bloccare i passaggi. Bambino e cane saranno infine gli eroici protagonisti del più drammatico di questi passaggi. Belle è accettata dalla comunità come animale domestico, Sébastien più maturo e purtroppo consapevole che la mamma non è in America riprenderà la via della scuola.
Vera protagonista del film è però la montagna, fotografata stupendamente in tutte le stagioni.
Nicolas Vanier, il regista, è scrittore e documentarista geografico e non sbaglia l’appuntamento con la fiction, anche riproponendo un soggetto ritrito come quello tratto dai racconti di Cécile Aubry. Alcune scene sono veramente memorabili: il salvataggio di un cucciolo di cervo da parte di Sébastien, calato dall’alto di uno strapiombo dal vecchio; lo stesso ragazzino che fa una iniezione a Belle, trepidante per la sua salute. La natura vince sempre e gli animali, a volte, sono migliori delle persone.
Film intelligente, soprattutto per bambini. Inutile dire che Benedetta nella fasi salienti si abbarbicava forte al mio braccio e che usciti dal cinema ho dovuto raccontare ai miei due nipoti qualcosa della guerra e delle persecuzioni naziste.

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