Ho letto “La traccia dell’angelo” di Stefano Benni

Uno dei misteri della morte è proprio questa nostra follia: tentare di non temerla.
Dicono che il passaggio di Stefano Benni da Feltrinelli a Sellerio segni anche una svolta dal punto di vista della sua poetica. Non so, per il poco che seguo gli autori italiani, con Benni sono fermo a “Il bar sotto il mare”!
Il piccolo Morfeo batte accidentalmente la testa e ha la vita segnata. Da adulto diventa scrittore, ma resterà schiavo del mal di testa e delle medicine. E per tutta la vita è accompagnato dagli angeli. Angeli buoni e cattivi, angeli caduti, angeli ribelli. Povero Morfeo, che vita grigia sarebbe la sua se non ci fossero le macchie vive e colorate che sono i tantissimi personaggi che lo circondano e che Benni descrive con poche precise pennellate.
Pur se giocato tutto tra il reale e l’onirico, ci sono tanti spunti che collegano questo breve romanzo di Stefano Benni all’attualità, soprattutto ai temi della sanità, della ricerca farmaceutica, del welfare. Basti pensare al problema dell’innalzamento dell’età pensionabile. Ma poiché l’età media è già sopra la media, meglio pensare: la vecchiaia non sarà vinta, ma le sarà data dignità. E chissà se Benni si è ispirato a Scapagnini e Berlusconi quando ha scritto: .…nuovi portentosi elisir per farci vivere centoventi anni andando in bicicletta ogni giorno. E non solo i ricchi. O sempre al premier nel sogno di Morfeo: Il tiranno era stato abbattuto, si andava alle elezioni.
In tutto il volumetto sono disseminati infiniti motivi per riflettere, anche molto amari. Solo su internet c’erano tredici milioni di modi per vincere l’ansia, l’insonnia, la depressione con relativo metodo pagabile visa o mastercard. Tredici milioni di falsità e truffe e forse mille verità davvero studiate e pensate.
Un libro da tenere in tasca (il formato Sellerio lo consente!) per un po’ e da rileggere per scoprire ogni giorno nuove sfumature. E comprenderlo meglio.
Perché l’unico limite di una passione è la passione.

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