Ahi ahi! dottor Jung, lei si è fatto la sua paziente, imperdonabile! Il compassato professore cede dunque all’attrazione per la bella paziente Sabine Spielrein e salta il fosso della deontologia professionale, giustficandosi così: “Perché tanti affannosi sforzi per soffocare i nostri più elementari istinti naturali?”. L’ultima spinta verso il superamento della barriera gli era arrivata dallo psicanalista cocainomane Otto Gross, “Credere nella monogamia per un nevrotico del mio livello è un concetto davvero snervante”, inviatogli da Sigmund Freud.
Resta il fatto che è molto bello questo film che tratta della disputa tra il discepolo Jung e il maestro Freud: “Io ho soltanto aperto la porta, tocca ai giovani come lei attraversarla”. Tra loro si inserisce l’ex paziente Spielrein e molto presto arriverà a brillare professionalmente con teorie proprie.
Ottime le interpretazioni di Viggo Mortensen, calato incredibilmente bene nei panni di Freud, di Michael Fassbender, un Jung senza sbavature e di Keira Knightley, assai brava nel dare fisicità a Sabina, soprattutto nei momenti acuti della malattia. E’ molto curata la regia di Cronenberg, perfettamente a suo agio nel portare sugli schermi un pezzo importante di storia della psicanalisi. Affascinanti le ambientazioni a Vienna e nella Svizzera di inizio Novecento. “A Dangerous Method” è un film abbordabile anche da chi non possiede grandi rudimenti di storia della psicanalisi. Anzi, forse proprio questo è il pubblico più indicato.
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