Ho letto “Terra e sangue” di Mouloud Feraoun

Il ricco è odioso quando manca di discrezione.
E’ il secondo dei due libri di Mouloud Feraoun che sono stati tradotti in italiano. Rimando a quanto scritto sul precedente, Il figlio del povero, di cui Terra e sangue costituisce la giusta continuazione. Se il primo era prevalentemente autobiografico e approfondiva il tema del riscatto dalla povertà attraverso lo studio e l’allontanamento da casa, questo propone il ritorno alla terra natìa, la Cabilia (Algeria).
Ma cosa fa un cabilo che ritorna a casa dopo anni di emigrazione in Francia? Ricomincia ad amare o a odiare, a imitare o a invidiare, a credere e agire secondo precise regole di comportamento, quelle specifiche della sua famiglia e della sua karouba. E’ ciò che accade ad Amer-ou-Kaci che torna come un figliol prodigo al paese natìo, Ighil-Nezman, dove viene soppesato, valutato.
Tuttavia, le cortesie, le battute scherzose e le richieste d’informazioni dal tono discreto lasciano trapelare, in tutti, l’intenzione di conoscere quel che sono avidi di sapere: chi è tornato ha portato con sé del denaro, sì o no?
Amer porta con sé dalla Francia Marie, una giovane che pur essendo vissuta in condizioni modeste a Parigi viene considerata dalle contadine cabile come una gran signora. In Cabilia Marie cerca una nuova vita accanto al compagno, si scontra con lingua e consuetudini sconosciute, ma quasi quasi si integra meglio rispetto ad Amer. Madame, viene chiamata…
Il romanzo si fonda sullo scontro fra le culture. Nonostante i quindici anni di lavoro trascorsi in Francia e il raggiungimento di un certo benessere, Amer si trova a dover fare i conti con gli obblighi del paese, con regole che riteneva di aver superato dopo essersi europeizzato. La stessa mamma Kamouma fatica a riconoscerlo ancora come figlio.
Per alcuni capitoli Feraoun ripercorre la vita di Amer in Francia, il lavoro duro in miniera, la compagnia dei connazionali, il drammatico incidente che costa la vita a un lontano parente per quella che viene ritenuta una sua disattenzione. Infine, il ritorno in Cabilia.
Mentre Marie si adattava piano piano alla sua nuova vita, Amer studiava i suoi familiari.
Per essere accettato completamente, Amer capisce che deve ricomprarsi la terra che aveva lasciato andandosene. Intanto, nonostante la bella compagna, si invaghisce di Chabha, una cugina che era stata sua compagna di giochi da bambino. Una donna insignificante ma che fa parte della sua gente. Oltretutto, Chabha è sposata, con un marito più anziano, imposto, come si usa da quelle parti. Coppia sterile. Su questo punto Mouloud Feraoun insiste molto, riportando storie di coppie che hanno risolto il problema, trovato la soluzione senza fare ricorso alla scienza. D’altra parte la storia è ambientata nella Cabilia di quasi cento anni fa.
Hemama, la moglie di Hocine, stanca di aspettare, prese dai suoi zii, senza tante cerimonie, la più brutta e insignificante delle cugine e la offrì a Hocine, che, detto fatto, la mise incinta.
Il sacrificio di Hemama per avere un erede è apprezzato come quello di un’eroina. Analogamente Mohand e Ourdia non possono avere figli a causa di lui. Le donne della famiglia impongono allora a Ourdia il vecchio e cieco Salem.
Bastava che la donna chiudesse anche lei gli occhi, che si dicesse che la stava stringendo un uomo giovane e bello. Quanto poi all’ardore, sulla ‘vecchia quercia carbonizzata’ si poteva contare. L’età non deve averci avuto a che fare. Sentire tra le sue braccia rinsecchite la carne liscia e soda gli ridiede quei cinque minuti di vigore di una volta e una specie di assaggio di quello che Maometto gli riservava.
Altro che fecondazione assistita! Prosegue  il corteggiamento reciproco tra Amer e Chabha, sotto gli occhi perplessi di Marie e quelli completamente ignari di Slimane, il marito di Chabha. Per il resto è il villaggio che provvede a divulgare le notizie.
La fontana è il più spettacolare luogo di riunione. Le donne, là, non conoscono né Dio né padrone. Le giovani vi si trovano bene come a casa propria e fanno il comodo loro: discorsi in libertà, battute spinte, canti.
La passione che li coglie spinge Amer e Chabha a trascurare l’iniziale prudenza e la gente comincia a mormorare. Slimane non tarda ad accorgersi della tresca. Poi la tragedia diventa inevitabile. In definitiva Terra e sangue è un dramma della passione e della gelosia, come tanti narrati nelle varie letterature. Qui però lo scenario è molto particolare. La scrittura semplice e la narrazione forte dello scrittore algerino, assassinato nel 1962 da un commando dell’OAS a pochi giorni dalla conquista dell’indipendenza dalla Francia, costruiscono uno spaccato realistico della società, dei costumi, della cultura, delle contraddizioni soprattutto, di quella terra. Quasi una sorta di manuale etnografico, a cui è aggiunto per il lettore italiano un utilissimo glossario.
In edizione originale pubblicato a Parigi nel 1953, fatto conoscere in Italia nel 2006 dalla benemerita casa editrice di cultura mediterranea, Mesogea di Messina.
I sogni di tutte le donne cabile ‘riescono’. Del resto è molto semplice: quelli che non si realizzano vengono dimenticati senza problemi.

Share this nice post:
Questa voce è stata pubblicata in Libri. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*